Per un’Assemblea costituente della scuola:dai valori della scuola ad una scuola di valore

04.05.2014

Nelle nostre attuali società, le cosiddette società della conoscenza, le risorse culturali rappresentano la base della crescita integrale e spirituale della persona umana e la condizione necessaria per poter vivere una vita dignitosa, ma anche la variabile fondamentale per attivare positivamente uno sviluppo economico, sociale e civile equo e duraturo. Questa impostazione concettuale e politica è sempre più apprezzata e praticata nei Paesi Ocse particolarmente innovativi e sembra essere al centro delle politiche attive anticipate dal Governo Renzi.

Infatti, come è noto, l’educazione completa della persona svolge un triplice ruolo: ha il compito di istruire, fornire le conoscenze e le competenze necessarie per poter partecipare attivamente al mondo delle attività produttive, attraverso lo svolgimento di un lavoro dignitoso, e partecipare allo sviluppo della persona, quale artefice consapevole e responsabile della città affidabile, nella sua qualità di cittadino del mondo.

In questa prospettiva, a fronte dei notevoli e continui mutamenti a cui stiamo assistendo negli ultimi anni, occorre domandarsi quale cittadino intendiamo formare, per quale tipo di società. Per questa ragione, la formazione rappresenta una responsabilità cruciale prima ancora per i genitori e gli studenti e poi per il sistema educativo, per le istituzioni nazionali, regionali e locali.

Per questo motivo è assolutamente necessario lanciare un grande dibattito in Italia, attraverso la realizzazione di  un’Assemblea costituente della scuola focalizzato a discutere e ad approfondire il grado di adeguatezza della qualità della scuola italiana nel contesto europeo e in quello dei paesi più industrializzati, in una prospettiva di corretta applicazione dei principi dell’autonomia scolastica, della responsabilità e dell’inclusione sociale.

Per rispondere adeguatamente a questa sfida, si tratta di coinvolgere attivamente gli studenti nei processi di apprendimento e invogliarli allo studio, attraverso una nuova leva di insegnanti che siano aperti alla comprensione della realtà, desiderosi di apprendere prima di insegnare, che siano capaci di imparare ad imparare, per poi condividere con i giovani la fatica e la conquista del sapere, ma anche la gioia della scoperta. Così come per i docenti e dirigenti scolastici, è necessario acquisire una visione sistemica e riflessiva della comunità scolastica, come comunità educante eticamente responsabile e diffondere la cultura dell’autonomia e della responsabilità personale e istituzionale, partendo dalla percezione della realtà vista (dalla parte) dei giovani più a rischio, interessati dalla dispersione scolastica e dal degrado familiare e sociale.

Occorre dimostrare concretamente che è assolutamente sbagliato pensare che: “studiare non serve”. Anzi lo studio ha un effetto moltiplicatore, in quanto arricchisce la persona, la famiglia e la comunità nel suo insieme, e, al contempo, conferisce dinamicità e capacità di positiva competizione al sistema economico, ma anche tonicità al funzionamento della democrazia.

La cultura e l’educazione debbono essere adeguatamente valorizzate, perché svolgono una  funzione inclusiva e di promozione sociale, possono rappresentare il presupposto dal quale partire per poter fornire pari opportunità, in particolare ai giovani e alle persone più svantaggiate e rappresentare un’azione mirata contro il dilagante incremento della diseguaglianza, a favore della pace e della giustizia sociale.

In questo nuovo scenario politico e istituzionale, è necessario creare le condizioni per ristabilire e rilanciare tra i diversi attori (genitori e studenti, docenti e sistema educativo, istituzioni nazionali, regionali e locali) un nuovo “Patto educativo”, che rimetta al centro delle politiche istituzionali, delle azioni e dei progetti personali la cultura come ricchezza da custodire e su cui investire risorse e la speranza. In definitiva si tratta di ridefinire la speranza come paradigma di una nuova razionalità per l’azione sociale collettiva a favore del bene comune, accettandola come sfida ardua che, come ricorda papa Francesco, può essere superata, con realismo, senza perdere l’allegria, l’audacia e la forza di volontà.

*Dipartimento di Scienze della Formazione – Università degli Studi Roma Tre. Coordinatore Osservatorio sulla scuola dell’autonomia Luiss Guido Carli.

di Antonio Cocozza*