Legge stabilità: cosa cambia nell’istruzione italiana

22.05.2013

E’ stato pubblicato un documento di Diesse che ha come obiettivo quello di illustrare cosa cambia nel mondo dell’istruzione dopo l’approvazione della legge di Stabilità. 

Con l’approvazione in via definitiva e la pubblicazione il 29 dicembre scorso in Gazzetta Ufficiale, la legge di Stabilità 2013 (legge n. 228/2012) è ora pienamente in vigore.  Le disposizioni in materia di scuola si concentrano nei commi dal 43 al 59 dell’art. 1. Sebbene per adesso sia stata accantonata l’ipotesi di aumento a 24 ore, senza incremento stipendiale, dell’orario di servizio obbligatorio dei docenti, si teme comunque che la modifica ventilata possa tornate tra circa un anno, quando bisognerà discutere il rinnovo del contratto di lavoro. Timore, questo, suscitato dall’accordo sul recupero degli scatti di anzianità siglato a metà dicembre dall’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) che rinvia al prossimo rinnovo l’individuazione di «più idonei istituti contrattuali finalizzati ad assicurare livelli di produttività e di qualità adeguati ai fabbisogni, alle politiche del settore educativo e scolastico ed alle esigenze di funzionamento delle istituzioni».

 Per adesso, venuta meno la possibilità di fare cassa con gli stipendi degli insegnanti, il Miur ha previsto altre fonti per far fronte ai 183 milioni di euro per il 2013 (e poi 173 milioni per il 2014 e 237 nel 2015) in attuazione della spending review (legge n. 135/2012). Il prelievo unitario più consistente (83,6 milioni per il 2013, 119,4 per il 2014 e 122,4 dal 2015 in poi) è a carico del Fondo per la valorizzazione dell’istituzione scolastica, universitaria e Afam (Alta formazione artistica, musicale e coreutica). Il totale delle voci di prelievo e risparmio corrisponde alle cifre imposte dalla spending review. In ogni caso, per maggior sicurezza il legislatore si è preoccupato di garantirne la copertura con una clausola di salvaguardia: il comma 53 avverte il Miur che deve far fronte ai propri impegni, anche formulando «proposte di rimodulazione delle riduzioni di spesa» entro il 31 gennaio 2013. In caso contrario il ministero dell’Economia è autorizzato a ridurre i finanziamenti al ministero inadempiente.

a cura di Rosalba Picerno