Misure di inclusione sociale nel PSR: il caso dell’agricoltura sociale

18.04.2016

a cura di Federica Trotta

 

Il 18 agosto 2015 è stata promulgata in Italia la legge nazionale sull’agricoltura sociale[1]. Detta legge intende promuovere l’agricoltura sociale, «quale aspetto della multifunzionalità delle imprese agricole finalizzato allo sviluppo di interventi e di servizi sociali, socio-sanitari, educativi e di inserimento socio-lavorativo».

La legge in esame ha fornito risposta e supporto al diffuso fenomeno dell’agricoltura sociale, il quale costituisce un modello tangibile di multifunzionalità intesa come relazione tra il processo produttivo e lo svolgimento di attività sociali volte a generare benefici e comportamenti inclusivi.

L’agricoltura sociale può pertanto rappresentare un importante strumento con cui realizzare l’inclusione sociale, la quale costituisce altresì uno dei principali obiettivi della “Strategia Europa 2020”[2] volta a raggiungere una crescita inclusiva, oltre che intelligente e sostenibile.

A tale riguardo, occorre ricordare che la Politica di sviluppo rurale dell’UE deve contribuire fattivamente all’attuazione della “Strategia Europa 2020” attraverso il Programma di Sviluppo Rurale (PSR), ovvero il principale strumento operativo di programmazione e finanziamento per gli interventi nel settore agricolo, forestale e rurale sul territorio regionale.

Si evidenzia che, a differenza delle precedenti programmazioni dei Fondi strutturali, nel nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 l’agricoltura sociale figura direttamente nell’ambito della lotta alla povertà e dell’inclusione sociale.

In primo luogo, nel Regolamento n. 1305/2013 relativo al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)[3], una delle sei priorità della Politica di sviluppo rurale dell’UE, la numero 6, prevede di «adoperarsi per l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali», coerentemente con l’obiettivo tematico numero 9 da perseguire tramite i Fondi SIE[4].

In secondo luogo, il citato Regolamento richiama il concetto di agricoltura sociale nell’art. 35 al punto k, fissando l’obiettivo della «diversificazione delle attività agricole in attività riguardanti l’assistenza sanitaria, l’integrazione sociale […] e l’educazione ambientale e alimentare».

In terzo luogo, l’agricoltura sociale è espressamente indicata nell’Accordo di Partenariato[5] – predisposto dall’Italia – nell’ambito delle linee di indirizzo strategico volte al perseguimento dell’obiettivo tematico 9 prima citato. A tale proposito, vale la pena evidenziare che l’Assessorato all’Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Lazio ha invitato a partecipare al tavolo di partenariato anche i rappresentanti dell’agricoltura sociale. Si tratta di una novità assoluta che manifesta la centralità assegnata dalla Regione Lazio, nel nuovo PSR Lazio 2014-2020[6], al tema dell’agricoltura sociale in un’ottica di inclusione sociale.

A tale proposito, coerentemente con le priorità e le misure dell’Unione in materia di sviluppo rurale sancite dal citato Reg. n. 1305/2013, il PSR Lazio 2014-2020 ha stabilito di attivare le Misure di intervento nn. 6, 7 e 16, legate al tema dell’agricoltura sociale.

Nell’ambito della citata Misura 6 “Sviluppo delle aziende agricole”, vengono in rilievo la Sottomisura 6.2, la quale fornisce aiuti all’avviamento aziendale per attività extra-agricole nelle aree rurali, ad esempio per dare vita a fattorie sociali e didattiche, nonché l’Operazione 6.4.1,  nel cui ambito gli interventi finanziabili mirano alla diversificazione delle aziende agricole attraverso la creazione o l’ampliamento delle funzioni dell’impresa agricola, tra cui la fornitura di servizi sociali nell’ambito della cosiddetta “agricoltura sociale” e le attività didattiche/educative.

La Misura 7 “Servizi di base e rinnovamento dei villaggi nelle zone rurali” sostiene, mediante la Sottomisura 7.4, l’introduzione o l’espansione dei servizi locali di base per la popolazione rurale, tra cui servizi di carattere sociale – quali l’agricoltura sociale volta a favorire l’integrazione e l’inserimento socio-lavorativo delle fasce di popolazione svantaggiate e a rischio di marginalizzazione –  servizi a carattere socio-educativo e scolastico, attività didattiche e servizi ricreativi.

La Misura 16 “Cooperazione” persegue, attraverso la Sottomisura 16.9, l’obiettivo della diversificazione agricola in attività sanitarie, di integrazione sociale, agricoltura per comunità e/o educazione ambientale/alimentare e prevede il sostegno ai progetti promossi e realizzati da Partenariati, tra soggetti pubblici e privati, riguardanti l’agricoltura sociale. Ancora una volta le attività da realizzare all’interno dell’azienda agricola riguardano la riabilitazione e cura con fine socio-terapeutico; l’inserimento lavorativo di soggetti con disabilità, ex detenuti, tossicodipendenti, migranti, rifugiati ecc.; attività ricreazionali, educative e didattiche in campo agricolo e ambientale.

Un esempio di buona pratica in questo ambito può essere considerata l’esperienza maturata dalla cooperativa sociale Agricoltura Capodarco[7] attiva nell’agricoltura sociale nel territorio laziale.

Agricoltura Capodarco è una cooperativa sociale di tipo B, sorta nel 1978 ed è divenuta un punto di riferimento per la rete dei servizi socio-sanitari del territorio dei Castelli romani. È un’azienda agricola che si estende su una superficie agricola di oltre 30 ettari ed è impegnata nelle seguenti attività produttive: allevamento e zootecnia, apicoltura, frutticoltura, orticoltura, olivicoltura, viticoltura, vivaismo, vendita diretta, trasformazione dei prodotti e ristorazione.  Tuttavia, ciò che contraddistingue la cooperativa sono le seguenti attività sociali:

  • Percorsi di formazione: tutoraggio e inserimento socio-lavorativo per soggetti svantaggiati ai fini dell’inclusione sociale;
  • Turismo sociale: attività rivolta ai bisogni di specifiche categorie di persone; portatori di handicap fisico e/o psichico;
  • Assistenza psico-socio terapeutiche: attività svolte col supporto di animali e/o nel contesto dell’orticoltura “terapia verde”;
  • Attività aggregative e di animazione: azioni volte alla socializzazione e allo scambio a favore delle comunità locali;
  • Fattoria didattica: attività educativo-didattiche per gruppi formali e informali di bambini e adolescenti, al fine di far conoscere i cicli della natura e le attività svolte in campagna.

La Cooperativa costituisce quindi un esempio concreto di Fattoria Sociale, dove le attività agricole sono utilizzate per favorire l’inclusione sociale e lavorativa di persone in situazione di svantaggio[8].

In conclusione, la nuova programmazione PSR 2014-2020 e la ricordata legge 141/2015 forniranno un prezioso supporto allo sviluppo dell’agricoltura sociale, in quanto entrambe evidenziano la necessità di finalizzare ogni azione specifica alla lotta alla povertà e all’inclusione sociale. Gli interventi in materia potranno così essere implementati sulla base di un solido impianto normativo di riferimento tanto a livello europeo che nazionale.

 

 

[1] Legge 18 agosto 2015, n. 141 “Disposizioni in materia di agricoltura sociale”. Pubblicata nella Gazz. Uff. 8 settembre 2015, n. 208.

[2] Commissione europea, EUROPA 2020. Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, COM(2010) 2020, Bruxelles, 03.03.2010.

[3] Art. 5 del Regolamento UE n. 1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e che abroga il regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio.

[4] Art. 9, Regolamento UE n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il Regolamento CE n. 1083/2006 del Consiglio, in GU n. L 347 del 20.12.2013.

[5] Il Reg. n. 1303/2013 fornisce all’art. 2 par. 20 la seguente definizione di “accordo di partenariato”: «un documento preparato da uno Stato membro con il coinvolgimento dei partner in linea con l’approccio della governance a più livelli, che definisce la strategia e le priorità di tale Stato membro nonché le modalità di impiego efficace ed efficiente dei fondi SIE al fine di perseguire la strategia dell’Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e approvato dalla Commissione in seguito a valutazione e dialogo con lo Stato membro interessato». Per approfondimenti sull’accordo di partenariato, i fondi SIE e il PSR vedi MONTI L., Politiche dell’Unione Europea. La programmazione 2014-2020, Luiss University press (in pubblicazione)

[6] Commissione europea, “Decisione di esecuzione che approva il programma di sviluppo rurale della Regione Lazio ai fini della concessione di un sostegno da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale”, C(2015) 8079 final, Bruxelles, 17.11.2015.

[7] Guida dell’Agricoltura Sociale – Lazio 2015, a cura del Consorzio di Cooperazione Sociale “Alberto Bastiani”.

[8] Negli ultimi anni ha realizzato la Fattoria Sociale della Mistica (Tor Tre Teste/Tor Sapienza) secondo il modello già sperimentato a Grottaferrata.

a cura di Federica Trotta