I rapporti tra Parlamento e Corte costituzionale nella garanzia dei diritti sociali

20.07.2015

Sommario: 1. Premessa: la prospettiva di analisi. – 2. Discrezionalità legislativa e controllo di costituzionalità in tema di diritti sociali. – 3. Il ragionevole bilanciamento per la garanzia dei diritti sociali (finanziariamente condizionati): vecchie e nuove perplessità nel rapporto tra diritti e risorse. – 3.1. Il costo sociale della crisi, tra eguaglianza e solidarietà, in alcune recenti pronunce della Corte costituzionale. – 4. La salvaguardia del nucleo essenziale o irriducibile del diritto e le connesse (ed irrisolte) ambiguità. – 5. La garanzia dei diritti sociali di fronte all’inerzia ed alle omissioni del legislatore: la parabola discendente delle sentenze additive di prestazioni in tempo di crisi. – 6. Conclusioni: consonanze e dissonanze tra Parlamento e Corte costituzionale nella garanzia dei diritti sociali. – 7. Postilla di aggiornamento.

 

Abstract

La relazione affronta il tema dei rapporti tra Parlamento e Corte costituzionale dallo specifico punto di vista della garanzia dei diritti sociali. La riflessione si propone perciò di osservare dinamicamente come il controllo di legittimità costituzionale interagisca con l’esercizio della discrezionalità legislativa nella concreta attuazione della forma di Stato sociale.

L’indagine si sofferma sull’evoluzione che ha caratterizzato la giurisprudenza degli ultimi anni in materia di diritti sociali. Anzitutto, si evidenzia come oramai il criterio dominante utilizzato dal Giudice di costituzionalità nel sindacare le leggi attuative dei diritti sociali sia quello, dai contorni non esattamente definiti, del “ragionevole bilanciamento” che deve sussistere tra la previsione di (costose) prestazioni pubbliche e la necessità di salvaguardare l’equilibrio finanziario del sistema. Viene altresì posto in luce come, per la Corte, il bilanciamento legislativo non possa essere ritenuto ragionevole quando comprometta il “nucleo essenziale” di un diritto sociale. Inoltre, si constata come siano diminuite in modo drastico le c.d. “sentenze di spesa”; quelle, cioè, attraverso cui la Corte, trovando illegittime le restrizioni contenute nelle scelte legislative, aggiunge o estende prestazioni pubbliche a beneficio dei cittadini. Infine, si fornisce un quadro di sintesi dei rapporti che, in questi anni di crisi economica, si sono creati tra Giudice delle leggi e Parlamento in materia di diritti sociali, rilevando una sostanziale consonanza – pur con qualche eccezione – in vista del contenimento della spesa pubblica.

di Donatella Morana


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