La Costituzione economica cinese, a cura di Angelo Rinella e Iolanda Piccinini, Il Mulino, Bologna.

24.05.2014

Il volume raccoglie i contributi dell’unità di ricerca della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università LUMSA di Roma, elaborati nel corso del progetto di ricerca nazionale PRIN 2006 intitolato “Dalla circolazione dei modelli al dialogo tra sistemi giuridici: le “vie di comunicazione del costituzionalismo contemporaneo”.

Nell’epoca delle comunicazioni globali, la circolazione e il dialogo tra sistemi giuridici differenti supera il tradizionale trade off importazione/esportazione per ricercare altre forme di scambio basate su tecniche, strumenti, luoghi e linguaggi appositi, determinando la nascita di quel fenomeno noto come “ibridazione dei modelli giuridici”. Con tale termine, come riportato nell’introduzione del libro, si intende “la capacità dei sistemi di recepire e fare propri gli elementi di altri sistemi in conseguenza di un dialogo avviato e condotto sulla base di un ‹‹linguaggio›› comune o apparentemente tale e di ‹‹luoghi›› di compartecipazione alla governance sovranazionale o transnazionale”. Partendo proprio da tale prospettiva, l’unità di ricerca della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università LUMSA, ha intitolato il suo progetto “Costituzione economica e governance dei mercati internazionali nel dialogo tra sistemi giuridici. Un caso di studio: la Cina”.

Il volume si articola in 9 capitoli, ognuno dei quali espone il contributo di un diverso autore, inclusi quelli dei due curatori Angelo Rinella e Iolanda Piccinini. Nello specifico, molteplici sono gli argomenti trattati, tra cui  la costituzione economica e il dialogo tra i sistemi giuridici (capitolo I); le fonti del diritto della RPC (capitolo II); lo sviluppo economico e i diritti umani (capitolo III); l’adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio e agli altri organismi internazionali di governo dell’economia (capitolo IV); i livelli di governo locale e lo sviluppo economico (capitolo V); le Regioni autonome speciali (capitolo VI); l’evoluzione del diritto di proprietà e il socialismo del libero mercato (capitolo VII); il diritto del lavoro cinese (capitolo VIII) e la tutela verso la pubblica amministrazione (capitolo IX).

La scelta della Cina come caso studio è significativa, in quanto offre molteplici spunti di riflessione sul tema in esame. Le ragioni di tale preferenza possono riscontrarsi essenzialmente nell’estrema complessità dell’articolazione e organizzazione dell’asseto politico-istituzionale, nelle notevoli differenze culturali e sociali rispetto ai paesi occidentali, ma soprattutto nella sua sorprendente trasformazione nel corso degli anni, specie nel suo modo di conformarsi all’evoluzione dello scenario politico ed economico internazionale. Difatti, in un contesto mondiale contraddistinto dal fenomeno della globalizzazione dei mercati, la Cina si presenta quale protagonista indiscusso, grazie al suo processo di liberalizzazione economica, all’apertura all’iniziativa economica e al forte, per rapidità e dimensioni, sviluppo economico, il quale ha attirato gli investimenti degli imprenditori stranieri allettati dalla presenza, nei settori a forte intensità di lavoro e in quelli ad alta tecnologia, di una considerevole manodopera a bassissimo costo. Ciò ha fatto sì che la Cina divenisse tra le maggiori potenze economiche mondiali, perfettamente integrata nel sistema degli scambi internazionali, specie per la notevole importanza attribuita allo sviluppo delle esportazioni, capace di modificare strutturalmente gli equilibri mondiali.

Da tempo si è instaurato un dialogo tra il sistema giuridico cinese e quelli di origine occidentale. Tale  dialogo si è evoluto e potenziato a partire dall’avvento al potere di Deng Xiaoping e dal suo processo di riforme economiche e legislative, processo avviato con le cosiddette “Quattro Modernizzazioni” e conclusosi con l’affermazione e il riconoscimento ufficiale del principio del socialismo del libero mercato nella costituzione economica cinese.

Le riforme intraprese da Deng Xiaoping hanno profondamente mutato il sistema fondamentale della Repubblica popolare cinese che è il sistema socialista (articolo 1, 2 comma, della Costituzione cinese). Con tale espressione si vuole intendere, come riportato nel libro, che “la struttura economica di base del paese è quella che trova fondamento nei canoni del socialismo marxista-leninista, secondo la lettura e il pensiero di Mao Zedong. Un socialismo di struttura che a sua volta informa le sovrastrutture, quali lo Stato e il sistema giuridico”. Ebbene, tale processo riformista ha gradualmente modificato in maniera significativa la struttura fondante della RPC. Non solo è stato avviato un profondo processo di riforma delle aree rurali ed urbane, delle politiche di riforma e delle basi economiche socialiste, ma Xiaoping ha operato altresì una rivalutazione del ruolo del diritto “nel convincimento che l’economia socialista del libero mercato dovesse essere un’economia regolamentata dalla legge”, avviando un processo di graduale ricostruzione dell’apparato giuridico formale, varando significative riforme in campo legislativo.

Analizzando con attenzione l’ordinamento costituzionale cinese ci rende conto che esso appare ispirato ai modelli diffusi nei paesi occidentali, tuttavia tale ispirazione non si traduce in un completo recepimento dei modelli, istituti, regole e principi cardine di detti sistemi, quanto piuttosto in un recepimento selettivo, manipolativo, del “contenitore” degli stessi, senza dar luogo ad una trasformazione sostanziale di “contenuto”, in osservanza del principio del rispetto delle caratteristiche cinesi. In particolare, gli autori si sono concentrati, fornendone un’analisi accurata, sugli aspetti dell’assetto costituzionale cinese che presentano una maggiore correlazione con lo sviluppo economico, il cui perseguimento e preservazione costituisce uno degli interessi prioritari del governo cinese. Ciò che viene evidenziato in questo volume è che in Cina si sta costruendo un sistema giuridico e politico, un diritto del lavoro, una legislazione sulla proprietà privata “con caratteristiche cinesi” o “alla cinese”, mentre il sistema amministrativo appare ancora lontano dall’essere pienamente sviluppato, almeno in termini di trasparenza, correttezza nell’uso del potere, di accesso dei cittadini ai rimedi processuali e ai provvedimenti amministrativi, compresa la possibilità di impugnarli e di sindacarne la legittimità.

Per ciò che concerne, invece, il ruolo della Cina nella governance dei mercati internazionali, un capitolo viene dedicato ad un evento di portata storica, l’ingresso della RPC nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, con tutte le implicazioni che tale avvenimento ha comportato in termini di adeguamento dell’ordinamento costituzionale-economico cinese ai principi fondamentali di imparzialità, trasparenza, controllo giurisdizionale e alle regole del commercio leale cui uno Stato deve attenersi una volta entrato a far parte dell’Organizzazione, e alla sua partecipazione agli altri organismi internazionali di governo dell’economia (Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale).  Un ulteriore capitolo viene dedicato ai rapporti tra la Cina e Hong Kong, dal difficile ricongiungimento sotto la sovranità cinese, avvenuto mediante la sottoscrizione nel 1984 di un accordo in virtù del quale la Gran Bretagna si impegnava a restituire la penisola alla Cina,  fino al suo riconoscimento quale Regione Autonoma Speciale sulla base del principio “Un paese, due sistemi”.

Recensione a cura di Giorgiana Grazioli