Quarderno n. 25 del Centro di ricerca sulle amministrazioni pubbliche ?Vittorio Bachelet? della LUISS-Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli, Milano, 2002, pp.183.
Presentazione contenuta nel volume.
La monografia di Cozzoli si raccomanda in modo  particolare per richiamare alla nostra attenzione una serie di aspetti  problematici racchiusi nell’esistenza e nel funzionamento, all’interno  dei massimi organi parlamentari, di strutture di collegamento tra  l’istituzione e l’ambiente esterno che è ad essa più congeniale.
Il  rapporto fra la politica espressa dai partiti o dai gruppi affini e  l’istituzione ufficiale è necessario ed allo stesso tempo vario e  duttile, ed è un fattore della legittimità parlamentare. Questa  legittimità non si soddisfa infatti soltanto mediante la ripetizione  delle operazioni elettorali, ma richiede un’integrazione o un  completamento attraverso la ripresentazione nella forma e nella vita dei  gruppi parlamentari dei partiti politici, della loro continuità, e allo  stesso tempo delle vicende che ne contrassegnano la singolare identità,  i reciproci rapporti e l’appartenenza all’uno o all’altro partito dei  singoli rappresentanti, e infine le migrazioni di questi dall’una  all’altra sponda politica.
Il gruppo parlamentare sta a significare  anzitutto che nel Parlamento si rappresenta solo in parte la moltitudine  dei votanti: per l’altra parte, come se le elezioni politiche ne  fossero la porta d’ingresso o la conferma, si rappresenta la politica  effettiva che penetra così dal portone della Camera o del Senato e  continua ad esprimere e imporre i propri giochi anche dentro  l’istituzione.
L’autore è ben consapevole, sia per scienza che per  esperienza (essendo egli consigliere parlamentare della Camera), dei  fili che variamente collegano le istituzioni parlamentari con la società  politica: e, avendo fede nella centralità del Parlamento e forse  preoccupandosi della troppo evidente malattia dell’istituzione che non  sempre sembra all’altezza della stessa centralità, dopo un lungo  percorso attraverso le vicende dei gruppi parlamentari così come  conformati dal regolamento della Camera nelle varie fasi di adattamento  ai processi elettorali, delinea alcune soluzioni che varrebbero a  preservare, con l’efficienza politica dei gruppi, sia la centralità  parlamentare, che il rapporto fondamentale tra maggioranze e minoranze  all’interno dell’istituzione.
Non mi sento di dire, esprimendo  un’opinione mia, se in questi tempi possa ancora sostenersi la  centralità parlamentare come una sorta di «bene» costituzionale da  preservare ad ogni costo. Forse è più appropriato dare peso al  progressivo rafforzamento dell’istituzione «governo», visto che anche le  evoluzioni parlamentari propendono a loro volta sempre più verso la  governabilità e la correlativa efficienza del governo. Molti adattamenti  della normativa interna delle Camere appaiono dettati infatti dalla  contemplazione dell’organo governo e delle esigenze di rafforzarne il  funzionamento, in nome di un principio (politico) di continuità e di  conservazione per l’intera durata della legislatura.
Ma non è solo  questo. Le odierne democrazie vivono non tanto sulla separazione, quanto  sull’armonizzazione delle istituzioni, e soprattutto su di  un’efficienza, più o meno realizzabile in concreto, basata anzitutto  sulla pluralità istituzionale e su procedure attraverso le quali le  istituzioni stesse trovano, quasi a parità di chances tra loro,  equilibri rinnovabili. Nessun organo merita di essere presentato oggi in  termini di prevalenza e per una posizione precostituita ed intangibile,  quasi che in esso si concentrasse la democraticità dell’ordine  costituzionale, o che ad esso potesse guardarsi quale affidatario delle  sorti di tale ordine. Primeggia semmai la Corte costituzionale, la quale  vede accrescersi progressivamente la funzione di massimo arbitro degli  equilibri dinamici che impegnano appunto le istituzioni in una sorta di  parità procedurale.
Certo, ogni istituzione si raccorda con la  società politica secondo modalità o attitudini storicamente differenti. I  gruppi parlamentari rimangono in ogni caso all’interno di ciascuna  Camera ed è necessario che la legittimità politica, oltre la prova  elettorale, venga alimentata di continuo attraverso congrui canali e  mediante una vigilata armonizzazione di essa con i complessi rapporti di  maggioranza – minoranza, che sono al centro della vita del grande  collegio parlamentare.
Il libro di Cozzoli, corredato da abbondante  materiale statistico e classificatorio, che nella sua articolazione  sembra accompagnare le argomentazioni dell’autore, va letto e meditato  anche per la costante preoccupazione che vi è manifestata, di cogliere i  problemi nella dimensione storicamente più adatta e proporre soluzioni  coordinate, quasi che queste siano suggerite, prima che dal pensiero  dell’autore, dallo stesso farsi della politica.
Il pensiero che  emerge dallo scritto appare infine ispirato ad una giusta visione  pragmatica della realtà parlamentare dei giorni nostri.