Gerard MARCOU, L’Accès aux emplois publics, LGDJ, 2014

22.07.2016

Il libro di Gerard Marcou è incentrato sull’accesso al pubblico impiego, con una particolare attenzione alle diverse modalità di selezione dei funzionari, tra cui quella fondamentale del concorso pubblico. Le prime righe dell’introduzione non potrebbero essere più chiare nell’inquadrare l’oggetto d’analisi. L’accesso al pubblico impiego è definito come una questione essenziale per il sistema istituzionale nel suo complesso, perché riguarda direttamente il rapporto tra Stato e società e dunque anche la legittimità stessa dell’amministrazione.

Ciò comporta l’analisi di una serie di aspetti, tra cui: il primo, relativo alle condizioni generali d’accesso, ovvero i requisiti che devono essere soddisfatti da coloro che ambiscono ad assumere cariche pubbliche, tradizionalmente legate alla cittadinanza e al casellario giudiziario; il secondo concerne le modalità di accesso al pubblico impiego e cioè le procedure di selezione, le quali dovrebbero garantire la parità d’accesso.

A tal proposito, i contenuti del volume ruotano attorno al concorso pubblico, il quale è considerato il mezzo di reclutamento più idoneo al fine di garantire la selezione delle eccellenze e la parità d’accesso alla pubblica amministrazione francese. Sebbene il concorso possa prevedere tipologie e obiettivi differenti (si pensi alla presenza in Francia del doppio concorso, troisième concours, concorso unico e così via), esso è caratterizzato dai seguenti elementi-chiave: a) un procedimento di assunzione al fine di coprire un limitato numero di posti vacanti; b) la selezione svolta da una commissione indipendente dal vertice politico che l’ha nominata.

Prendendo in esame il contesto francese, l’Autore rileva che il concorso è la via ordinaria di selezione dei funzionari pubblici ed è proprio la preferenza verso la selezione concorsuale che ha favorito lo sviluppo sia di una elevata professionalità sia di una etica del servizio pubblico, di cui beneficia l’intera società. Peraltro, seppure il concorso ricopra un ruolo centrale, ciò non esclude altre forme di assunzione e la presenza di deroghe ed eccezioni; ad esempio, se un numero determinato di posti sono assegnati tramite concorso, una parte di questi sono attribuiti (designati) attraverso una nomina diretta da parte dell’autorità politica (il cd. “tour extérieur”).

Il volume, nella prima parte, illustra il principio generale della parità d’accesso al pubblico impiego, la cui portata si è estesa fino a ricomprendere l’eliminazione delle discriminazioni di fatto, che possono rinvenirsi nella disparità di trattamento delle donne e, più in generale, nelle norme regolatrici della materia.

Il principio della parità d’accesso, richiamato a più riprese dalla giurisprudenza amministrativa francese, trova la sua piena legittimazione nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1979 in cui, all’art. 6, si afferma che: “La loi est l’expression de la volonté générale. […]. Tous les citoyens étant égaux à ses yeux sont également admissibles à toutes dignités, places et emplois publics, selon leur capacité, et sans autre distinction que celle de leurs vertus et de leurs talents”.

Il principio enunciato all’art. 6 comprende due aspetti: il primo, legato al fatto che la parità d’accesso al pubblico impiego significa che i cittadini sono nominati in base alle loro capacità di svolgere le rispettive funzioni; il secondo, che esprime il divieto di mettere in atto qualsiasi discriminazione che non sia riconducibile alle virtù e talenti (merito) dei cittadini, e ciò impone di attuare qualsiasi discriminazione fondata su altri parametri.

Pertanto, il principio della parità d’accesso si basa su capacità, virtù e talento espressi da ogni singolo candidato (così come espresso dalla circolare del 20 giugno 2008 sulla modernizzazione del concorso pubblico). Di recente, anche il Consiglio costituzionale francese ha ricordato che: “le principe de l’égal accès des citoyens aux emplois publics impose qu’il ne soit tenu compte, pour le recrutement à ces emplois, que de la capacité, des vertus et des talents” (CC, n. 2012-656 DC, 24 ottobre 2012).

Nella seconda parte del libro, l’Autore dedica un esame molto accurato al concorso pubblico: a partire dalla fase di avvio a quella della proclamazione dei risultati, seguita dalla nomina dei vincitori e dal ricorso giurisdizionale, fino agli interventi del legislatore volti a tutelare la sécurité juridique dei candidati.

In primo luogo, l’assunzione per concorso non ha una copertura costituzionale, ma rappresenta una “garantie fondamentale des fonctionnaires” di natura legislativa, di cui solo la legge può prevedere una deroga (CC n. 63-23 L, 19 febbraio 1963; n. 91-65 L, 12 marzo 1991). In secondo luogo, la regolazione in materia di concorso pubblico è demandata alla giurisprudenza amministrativa, il cui orientamento mira a tutelare la parità di trattamento dei candidati, eliminando qualsiasi forma di discriminazione e, allo stesso tempo, garantendo una serie di principi generali ovvero: la correttezza del procedimento, l’imparzialità della commissione esaminatrice, la valorizzazione dell’esperienza professionale dei candidati e il rispetto delle graduatorie da parte del vertice politico.

Infine, un ulteriore contributo rilevante dell’opera è quello di aver adottato un approccio problematico alla questione in esame. In particolare, l’Autore ha individuato quattro problemi in tema di parità d’accesso al pubblico impiego: 1) garantire il rispetto del principio della parità d’accesso a tutti i cittadini, senza distinzioni se non con riferimento alle loro capacità e competenze; 2) garantire la qualità del processo di selezione e l’indizione di un concorso a fronte della necessità di colmare solo effettivi vuoti di organico; 3) escludere tutte le forme di discriminazione; 4) includere (conciliare) gli obblighi di gestione dell’inquadramento e l’attuazione delle politiche pubbliche, con le garanzie statutarie dei dipendenti pubblici. Il libro, dunque, lascia anche emergere problemi da approfondire successivamente e ciò costituisce un indubitabile pregio.

 

a cura di Luca Di Donato