A lezione di PAC con le Università della Sicilia

16.12.2015

Partirà a metà gennaio 2016 un progetto formativo pilota in Sicilia, interamente finanziato con i fondi del Programma Nazionale dei servizi di cura all’Infanzia e agli anziani non autosufficienti e destinato ai Distretti socio-sanitari per migliorare le competenze del personale addetto all’attuazione del Programma in quel territorio.

L’iniziativa sarà attuata dalle Università siciliane (Catania, Messina e Palermo) con le quali l’Autorità di Gestione per l’attuazione del PAC – Prefetto Silvana Riccio – ha siglato una Convenzione che ha fissato i termini e le modalità dell’offerta formativa, con l’obiettivo di fornire conoscenze specialistiche al personale degli Uffici di Piano dei Distretti-socio sanitari siciliani, strutture operative dei beneficiari dei finanziamenti messi a disposizione dal Programma Nazionale.

Concretamente il percorso formativo interesserà 390 Comuni siciliani, associati in 55 Distretti socio-sanitari, e si prevede che coinvolgerà un totale di circa 658 unità di personale distribuito tra le tre Università individuate che, in particolare, provvederanno a garantire 8 moduli formativi, pari a 48 ore complessive. Verranno coinvolte tutte le figure professionali degli Uffici di Piano, da quelle tecnico-sociali a quelle impegnate in mansioni amministrative, contabili ed informatiche, che tutte insieme concorrono ad elaborare ed attuare gli interventi finanziabili con il PAC e, quindi, a realizzare i servizi per l’infanzia e gli anziani non autosufficienti.

Il programma del corso prevede un seminario di apertura in seduta plenaria e sette seminari tematici riguardanti aggiornamenti normativi, approfondimenti sulle piattaforme informatiche utilizzate per il PAC ed in tema di lavoro sociale (progettazione, analisi dei bisogni, lavoro di rete, valutazione).

Facciamo un passo indietro: dal 2013 il Ministero dell’interno ha accettato la sfida di gestire e spendere entro giugno 2017 i fondi del Programma Nazionale dei servizi di cura all’Infanzia e agli anziani non autosufficienti. Esattamente, sono 627.636.020 euro le risorse finanziarie, derivati dalla riprogrammazione del fondo di co-finanziamento nazionale a Programmi Operativi Nazionali e Interregionali 2007-2013 (di responsabilità di amministrazioni centrali) che il Ministero dell’interno, formalmente investito dell’attuazione del Programma in sede CIPE, ha il compito di ripartire nei territori delle quattro regioni Obiettivo Convergenza (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia). Le risorse hanno l’obiettivo di potenziare e sostenere interventi a favore delle fasce più deboli della popolazione costituita da bambini e anziani ed eliminare le differenze esistenti nell’erogazione dei servizi a questi cittadini delle regioni dell’area convergenza rispetto a quelli garantiti nelle altre regioni del nostro Paese. I beneficiari naturali del Programma sono i comuni (in totale 1608), perché soggetti responsabili dell’erogazione dei servizi di cura sul territorio che, accorpati – in base alla legge 328/2000 – in Ambiti/Distretti (esattamente 200), attraverso il Comune capofila, pianificano le azioni – in coerenza con quelle regionali – per l’intero territorio di riferimento. L’accesso alle risorse avviene una volta soddisfatti i requisiti organizzativi e progettuali richiesti dai piani territoriali di riparto che, si ricorda, sono adottati dall’Autorità di Gestione.

E’ una sfida importante poiché viene messa in gioco una complessa e sofisticata azione pubblica di sostegno alle politiche ordinarie di settore, in quanto questi fondi rappresentano una dotazione finanziaria aggiuntiva per potenziare le politiche ordinarie che ciascuno Stato membro mette in atto.

L’efficacia di ciò che si fa, quindi, dipende moltissimo dal raccordo con l’ordinario: perché i fondi cofinanziano politiche già in essere; perché i fondi attivano nuovi interventi destinati a divenire ordinari.

L’esperienza maturata con il Primo Riparto ha costituito un importante banco di prova su tutti i fronti, tanto da costituire una lente di ingrandimento che ha consentito di vedere pregi e criticità delle politiche e del livello amministrativo, nelle aree di riferimento, necessari per un efficace utilizzo dei fondi.

Ciò che è emerso è che l’impegno amministrativo per far ciò è notevole: la pluralità delle azioni previste comportano un notevolissimo carico di lavoro amministrativo-burocratico per la precisa definizione delle misure (ad esempio dei bandi di gara o dei contratti con i beneficiari); va tenuto anche presente l’impegno richiesto dalle fasi di rendicontazione e certificazione e l’indubbia circostanza che le regolamentazioni comunitarie per l’uso dei fondi sono estremamente complesse, talvolta bizantine, e coinvolgono più controlli formali.

E’ evidente che l’azione che si vuole condurre attraverso il PAC non si può risolvere attraverso interventi straordinari ed estemporanei, ma attraverso un’azione sull’ordinario che consenta di affrontare con consapevolezza professionale tutte le fasi in cui si articola la realizzazione dei servizi finanziati con il PAC e rendere l’intervento efficace e duraturo nel sistema di welfare locale.

L’esperienza fatta sul campo con il Primo Riparto, come anticipato, ha evidenziato che è necessario investire sulla formazione professionale del personale facente parte dei Gruppi di Piano e di quel personale, sempre comunale, comunque coinvolto nell’attuazione del PAC. Ciò per consentire a questi operatori di dotarsi delle conoscenze e delle tecniche necessarie per realizzare un efficace il raccordo tra le politiche ordinarie presenti nel contesto regionale e quelle straordinarie realizzabili con i finanziamenti PAC. Se questo raccordo manca, l’effetto diviene più modesto: il rischio evidente è che si attivino interventi straordinari nell’ambito dei cicli di programmazione europei, ma che essi tendano a deperire ed esaurirsi al termine del ciclo stesso. La Convenzione, infatti, proprio nell’ottica di potenziare il raccordo delle politiche nazionali e locali di welfare, ha coinvolto i referenti politici ed amministrativi dell’Assessorato della Famiglia e delle Politiche Sociali della Regione Siciliana.

L’obiettivo è complesso e per realizzarlo è necessario procedere per gradi con una strategia duratura che formi un processo di addestramento che, una volta incamerato e metabolizzato, consenta di agire con consapevolezza, velocità e, quindi, utilmente.

Di qui la l’idea di elaborare e finanziare, con i fondi del Programma, il progetto formativo in Sicilia nell’intento di dare “forma” all’azione rendendola lineare, semplice, consapevole e fruttuosa.

Con questo progetto, in sostanza, il Ministero dell’interno vuole accompagnare i beneficiari nel sistema del Programma Nazionale con un percorso che consenta di acquisire strumenti volti a sfruttare al meglio le risorse disponibili. Un percorso che può rivelarsi interessante anche su altri fronti, arrivando a potenziare la generale capacità di utilizzare anche altri Fondi europei, le cui regole non sono dissimili da quelle dettate per il Programma.

Una azione importante, questa, che principalmente vuole demolire con fermezza il tipico luogo comune, che colpisce tutti fondi comunitari, secondo il quale l’accesso ai finanziamenti è una questione difficile, complessa tanto che si risolve spesso in una perdita di tempo. Molte volte la complessità è usata da alcuni come schermo per celare una scarsa fiducia nella semplificazione, vista come un comportamento banale e superficiale e non frutto di un attento e razionale studio delle questioni. Semplificare significa appropriarsi di strumenti, meccanismi e procedure del sistema delle politiche di finanziamento europee di modo da acquisire capacità professionali tali rendere veloci le azioni di programmazione, di attuazione e di spesa delle risorse.

In conclusione, l’obiettivo del progetto con le Università della Sicilia vuole trasmettere il concetto che per approfittare delle opportunità offerte dalla comunità europea è solo necessario formarsi per agire e, dunque, presentarsi semplicemente con “le carte in regola”.

 

Rosanna Fontana, Vice Prefetto

Responsabile dell’Ufficio Studi e Legislazione

Diretta collaborazione dell’Autorità di Gestione del Programma Nazionale Servizi di cura per l’infanzia e gli anziani non autosufficienti, Prefetto Silvana Riccio.

a cura di Rosanna Fontana