V Convegno Antitrust – Trento 16 – 18 aprile 2015

25.05.2015

Dal 16 al 18 aprile si è tenuto a Trento il V Convegno Antitrust, organizzato dall’Osservatorio Permanente sull’Applicazione delle Regole di Concorrenza (fondato e diretto da Michele Carpagnano e Gian Antonio Benacchio), in collaborazione con la Facoltà di Giurisprudenza della locale Università.

Nella prima giornata, dopo i rituali saluti introduttivi, la prima sessione di lavori, riguardante l’applicazione delle regole di concorrenza nei diversi Paesi europei, è stata moderata da Antonio Gambaro.

L’intervento di Olivier d’Ormesson, componente de l’Autorité de la Concurrence francese, ha evidenziato come, in alcuni casi, le decisioni assunte da una autorità nazionale di concorrenza (specialmente quelle concluse con l’accettazione di impegni) inducano le imprese a rivedere la propria politica aziendale, non solo nello Stato nel quale è stata accertata l’infrazione (si vedano, ad esempio, i casi Google, Nespresso).

Mattia Melloni, componente del Conseil de la Concurrence de Luxembourg, ha ricostruito brevemente la storia dell’European Competition Network, ispirata ai principi della cohoperation, convergence and consistency, nei limiti dell’armonizzazione esistente. Al fine di migliorare il funzionamento di tale sistema occorrerebbe, in particolare, una maggiore uniformità degli strumenti sanzionatori e dei loro effetti.

Gabriella Muscolo, componente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato italiana, ha concentrato la propria analisi sul rispetto delle regole di concorrenza in relazione ai principi sanciti dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, ricordando, tra le altre, le vicende Menarini, Grande Stevens e Delta Peckarny, che hanno fatto emergere alcuni spunti di notevole interesse, fra i quali, l’equiparazione degli effetti delle sanzioni penali per infrazioni antitrust alle condanne penali, l’estensione del sindacato del giudice rispetto alla decisione dell’Autorità nazionale di concorrenza, o i rischi di ne bis in idem. Al riguardo, sarà interessante monitorare l’implementazione della Direttiva 2014/104/UE (“Direttiva sul private enforcement “) che dovrebbe avvenire entro il 27 dicembre 2016.

Giovanni Piccinelli, in qualità di rappresentante del Ministero dello Sviluppo Economico, ha sottolineato l’importanza del d. d. l. concorrenza, attualmente all’esame degli uffici competenti, vero e proprio “turning point of the italian competition policy”, tenuto conto che la legge annuale di concorrenza, prevista dal 2009, non ha finora trovato concreta attuazione. Piccinelli ha ribadito che tale legge sarà il più possibile allineata alla segnalazione dell’AGCM a Governo e Parlamento proprio sui nodi cruciali della concorrenza in Italia.

Maria Pilar Canedo, Presidente dell’Autoridad Vasca de Defensa de la Competencia, ha affrontato la specifica tematica del sistema decentralizzato di applicazione delle regole di concorrenza, soffermandosi sui vantaggi di siffatto meccanismo (ad esempio, in materia di concessioni o appalti pubblici, vista la maggiore vicinanza alle amministrazioni locali) ma sottolineandone anche le criticità (ad esempio, il rischio di limitate competenze lacune tecniche, o la ristrettezza del budget), ancorché queste non siano escludibili a priori neanche in un contesto di accertamento centralizzato.

Dopo l’intervento di Andreas Klafki, capo Unità della Brandeburg State Cartel Authority, il Prof. Luigi Prosperetti dell’Università di Milano ha illustrato il regime di complementarietà tra l’attività di public enforcement e quella di private enforcement (con riferimento sia alle azioni follow on, sia a quelle stand alone). Massimo Scuffi,  Presidente del Tribunale di Aosta, che ha inteso inquadrare queste due differenti attività rispetto al testo della Direttiva private enforcement.

Proprio sulla genesi della Direttiva, è stato centrato l’intervento di Luke Haasbeek della Commissione Europea, il quale ha ripercorso tutte le tappe giurisdizionali (Courage, Manfredi, ecc.) e istituzionali (in particolare, il Libro Bianco del 2008) che hanno preceduto l’adozione del testo finale. Le tematiche più approfonditamente analizzate da Haasbeek  sono state indubbiamente quelle della quantificazione del danno, del rapporto tra public e private enforcement, la disclosure delle prove, nonché il valore degli effetti delle decisioni delle autorità nazionali di concorrenza (all’interno dello stesso Paese o in un altro Stato europeo)

Sempre con riferimento alla Direttiva, ma più specificamente in relazione alle differenze ancora esistenti tra i varî ordinamenti europei, il Prof. Alberto Toffoletto dell’Università di Milano ha analizzato le possibili, differenti implementazioni  della stessa Direttiva, paventando il timore della creazione di livelli di tutela non omogenei, nocivi per il consumatore ma anche, più generalmente, per il mercato. Gli altri punti di criticità espressi da Toffoletto hanno riguardato la residualità delle azioni di private enforcement rispetto a quelle di public enforcement e le previsioni in materia di prove che rappresentano un ibrido tra la disciplina esistente e una vera e propria discovery, così come concepita nei sistemi di common law.

Gli altri interventi della sessione mattutina del 17 aprile hanno riguardato le azioni di private enforcement:

– Paolo Buccirossi di Lear si è concentrato, soprattutto, sui diversi metodi di quantificazione del danno (before and after, yardstick, difference in differences);

– Arianna Andreangeli dell’Università di Edimburgo si è soffermata sui recenti sviluppi (del marzo 2015) nel Regno Unito delle azioni collettive e, in particolare, sulla previsione del meccanismo di opt out, in controtendenza con il modello adottato nel resto dell’Europa;

– l’Avv. Antonio Creus, operando anche alcuni raffronti con il sistema statunitense, ha analizzato taluniistituti (quali, le azioni follow on e i provvedimenti cautelari);

– Paolo Martinello di Altroconsumo ha ricostruito  gli ostacoli (anche politici) che la class action ha incontrato in Europa, con il risultato di rallentarne notevolmente l’introduzione nei singoli ordinamenti giuridici. Martinello ha, poi, sottolineato le perduranti inefficienze dell’attuale sistema di class action italiano, evidenziando, in particolare, l’incompatibilità tuttora esistente tra la pregiudizialità temporale del giudizio di impugnazione della decisione dell’AGCM rispetto  al sistema di opt – in, ulteriormente aggravato dal fatto che il primo incide, inevitabilmente, sull’ammissibilità della stessa class action.

I lavori del pomeriggio, moderati dal Segretario Generale AGCM Roberto Chieppa e da Michele Carpagnano, sono stati dedicati all’analisi di nuovi mercati, spesso non ancora definiti come tali a livello antitrust.

Andrea Pezzoli dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha qualificato il settore farmaceutico come uno dei pochi ambiti in cui permane ancora una competition in innovation (e non solamente una concorrenza sui prezzi). Al riguardo, Pezzoli ha commentato come il numero di nuovi brevetti non decolli, nonostante i notevoli investimenti nella ricerca. Per tale ragione risulta opportuno abbandonare parzialmente il tradizionale approccio consistente nella semplice individuazione del mercato rilevante, bensì seguire una differente analisi economica, di ispirazione schumpeteriana.

Dopo le relazioni di Vito Meli (AGCM), Ginevra Bruzzone (Assonime) e Josef Bejček (Università di Masaryk),  altro intervento della sessione particolarmente interessante è stato quello di Ciro Favia di Enel, che ha concentrato la sua analisi sugli impatti antitrust del business della mobilità elettrica che, negli ultimi anni, si è affiancato sempre più  a quello tradizionale della commodity. Considerando il repentino sviluppo di tale attività (con potenziali margini di ulteriore ascesa), emerge l’esigenza di previsioni normative e/o regolamentari più precise rispetto al quadro generale di cui al Pacchetto 20-20-20.

Tra le relazioni della sessione pomeridiana si segnalano ancóra, per la loro attualità, quella di Miguel Perez Guerra (Google) e quella dell’Avv. Sacha d’Ecclesiis in materia di programmi di compliance antitrust, la cui adozione da parte di imprese che hanno commesso illeciti antitrust è stata ritenuta dall’AGCM circostanza attenuante nelle Linee Guida sui criteri di quantificazione della sanzione, adottate dalla stessa Autorità il 31 ottobre scorso.

Merita, infine, apprezzamento l’iniziativa della giornata conclusiva di aprire al pubblico i lavori dell’Osservatorio, organizzatore del Convegno. Per il futuro, grande attenzione verrà prestata alle modalità di recepimento nei singoli Paesi europei della Direttiva private enforcement.

Resoconto a cura di Filippo Alberti