Quali vincoli comporta l’approvazione di un “ordine del giorno” in Commissione in vista dell’adozione di un testo base per la discussione?

26.05.2014

a cura di Giovanni Piccirilli

 

Nella seduta notturna del 6 maggio 2014 della I Commissione del Senato è stato adottato come testo base per il prosieguo dell’esame sulla revisione della Seconda parte della Costituzione l’A.S. 1429, ossia il testo proposto dal Governo.

La sua adozione è tuttavia giunta dopo l’approvazione, da parte della stessa Commissione, di un “ordine del giorno” presentato dal sen. Calderoli (LNP, nonché relatore insieme alla sen. Finocchiaro, PD).

Invero, all’apparenza il regolamento del Senato non sembra prevedere simili “ordini del giorno” a questo stadio del procedimento. Non si tratta infatti degli ordini del giorno di cui all’art. 95 del Regolamento, che sono riferiti al “contenuto del disegno di legge” (e dunque non in astratto ai temi affrontati da una pluralità di atti di iniziativa legislativa tra loro connessi) e comunque presentati o prima dell’inizio della discussione generale (comma 2) o durante la stessa (comma 3). Per via di prassi, gli stessi atti sono ammessi anche fino all’inizio delle votazioni sugli emendamenti, ma comunque in presenza di un testo in discussione e non volti a guidare l’adozione di un testo-base. Inoltre, la prassi recente ha tuttavia mostrato strumenti in qualche modo analoghi, quale l’odg presentato dallo stesso sen. Calderoli in occasione dell’A.S. 356 e connessi in materia elettorale, finalizzato alla definizione di “criteri di riferimento per la predisposizione di un testo unificato da parte dei relatori”.

Tale ordine del giorno, peraltro assai articolato, elenca una serie di punti che sono stati sottoposti al voto della Commissione al fine di procedere nel difficile dibattito he avrebbe dovuto condurre alla scelta del testo base, oppure alla redazione di un nuovo testo unificato da parte dei relatori. Nel dettaglio, l’odg Calderoli comprende, tra l’altro, i seguenti punti: la riduzione del numero dei deputati a 400 e quella dei senatori a 151; l’elezione diretta di una parte dei senatori regionali; la contestualità delle elezioni per il Consiglio regionale e per il Senato delle autonomie; la nomina presidenziale di 5 senatori, in carica per 7 anni; la verifica dei poteri per entrambe le Camere; la previsione di un’indennità per i senatori eletti; l’ampliamento dell’elenco delle materie bicamerali (ad esempio leggi in materia elettorale e referendum popolare); la possibilità per il Senato di deferimento preventivo l’elezione del Presidente della Repubblica; la ridefinizione della ripartizione delle competenze legislative tra Stato e regioni.

Per altro, nella stessa seduta sono stati presentati altri due odg, uno a firma Finocchiaro e uno a firma Bruno (FI). La Commissione, in sede di votazione, si è espressa a favore dell’odg Calderoli, mentre l’odg Bruno è stato respinto e l’odg Finocchiaro è stato ritirato.

L’approvazione dell’odg Calderoli non ha tuttavia precluso l’adozione del testo presentato dal Governo quale testo base, ancorché quest’ultimo presentasse non trascurabili differenze rispetto al contenuto dell’odg (segnatamente, rispetto alla riduzione del numero dei deputati, alla gratuità del mandato senatoriale e, soprattutto, rispetto all’elettività del Senato).

La natura di tale atto sembra dunque tale da ricondursi a una deliberazione preliminare priva di caratteri preclusivi sul prosieguo della discussione, ma con effetti limitati al profilo della dialettica politica, strumentale al raggiungimento dell’accordo sull’adozione dell’A.S. 1429 come testo base per la discussione.

Alessandroa.baroni