Esiste un “diritto all’oblio” sui dati personali contenuti in atti parlamentari?

24.05.2014

a cura di Piero Gambale

Nel corso della seduta del 1° ottobre 2013, l’Ufficio di Presidenza della Camera ha esaminato le questioni concernenti i dati personali contenuti in atti parlamentari (c.d. “diritto all’oblio”), dopo aver dato mandato al Vicepresidente Giachetti di svolgere una preliminare istruttoria sul punto.
Rimarcato come il tema, afferendo alla tutela di diritti di terzi, sia di stretta attualità e delicatezza – e ciò trova conferma nell’ampio riconoscimento che se ne registra sul piano sia degli ordinamenti nazionali sia di quello comunitario – si sottolinea il peculiare significato che esso riveste in ambito parlamentare, dove le esigenze di tutela, sottolineate sia dagli orientamenti espressi dal Garante per la protezione dei dati personali (v. Relazioni annuali al Parlamento e Linee guida adottate nel 2011) sia dalle pronunce della giurisprudenza ordinaria, v. Tribunale di Roma n. 1213/2012 nei confronti della Camera), devono necessariamente contemperarsi con gli altri principi costituzionali relativi all’esercizio del mandato parlamentare, quali quelli previsti dagli artt. 64 (pubblicità dei lavori) e 68 (insindacabilità delle opinioni espresse dal parlamentare.
Per tale ragione, l’Ufficio di presidenza della Camera adotta, dopo un ampio dibattito, una deliberazione nella quale si chiede: a) di escludere dall’indicizzazione da parte dei motori di ricerca esterni il documento informatico contenente l’atto parlamentare (sono esclusi gli atti delle Commissioni parlamentari di inchiesta) nel quale siano inseriti dati personali; b) di affidare l’esame istruttorio delle istanze presentate alla Camera ad un Gruppo di lavoro composto da componenti dell’Ufficio di Presidenza nominati in modo da assicurare la rappresentanza di ciascun gruppo parlamentare.

Alessandroa.baroni