Un Programma Nazionale per combattere il disagio sociale

09.05.2014

730 milioni di euro fino al 2015 a favore di bambini e anziani  per progetti delle regioni Obiettivo Convergenza,  il  ministero dell’Interno Istituzione garante  con l’Autorità di Gestione.

 

Ci sono 730 milioni di euro per bambini fino a 3 anni e anziani non autosufficienti da spendere entro il 2015 frutto della riprogrammazione del fondo di co-finanziamento nazionale[1] a Programmi Operativi Nazionali e Interregionali 2007-2013 (di responsabilità di amministrazioni centrali).

Di questi già 250 milioni  sono stati assegnati  nel 2013 ai 404 ambiti territoriali  e distretti socio sanitari delle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.  Si tratta di aggregazioni di Comuni che hanno presentato progetti destinati  all’assistenza agli anziani non autosufficienti con un aumento della presa in carico in assistenza domiciliare e, per l’infanzia, all’ampliamento dell’offerta complessiva dei servizi, al mantenimento dei servizi attivi ed al miglioramento dell’efficienza e della qualità degli stessi.

L’Amministrazione responsabile dell’attuazione del Programma è stata formalmente investita del compito in sede CIPE, come previsto dal Piano Azione e Coesione[2]  ed individuata nel Ministero dell’Interno. Successivamente è stata nominata l’Autorità di Gestione[3] ed è stata istituita un apposita Struttura di Missione a supporto di tale Autorità[4]. Il Ministero dell’Interno gestirà tali risorse in qualità di amministrazione di garanzia di un sistema di governance multilivello a favore delle fasce deboli della popolazione, proprio per la sua connotazione di ministero dei diritti  e della difesa dei diritti dei più deboli.

Un  progetto importante questo, il Programma Nazionale di cura servizi  all’Infanzia e agli anziani che rientra nel più generale PAC, Piano Azione e Coesione, ossia un Piano finanziato con fondi europei riprogrammati dal Governo, dove l’obiettivo principale è colmare il divario con i servizi che vengono forniti al Nord e dare alle donne la possibilità di tornare al lavoro nel senso di finanziare con l’erogazione ai Comuni  servizi di assistenza agli anziani non autosufficienti ed ai bambini, lasciando all’autonomia dei  singoli enti la scelta delle modalità di realizzazione degli interventi. Ciò significa anche che, laddove la donna aveva come prevalente  occupazione l’assistenza ad un parente anziano non autosufficiente a un bambino, potrà ora avere l’opportunità di impegnarsi in un’attività lavorativa. In una parola  lo Stato ,essendo il Programma Nazionale, si fa carico del disagio sociale. E mette in atto una politica di inclusione  e tutela che rappresenta un obiettivo di civiltà e una precondizione per la crescita economica del Paese, un obiettivo non di poco conto.

Un progetto importante per il nostro Paese che significa impegno per l’azione di coesione sociale riduzione del disagio sociale attraverso una duplice azione a sostegno delle fasce più deboli della popolazione: bambini e anziani.

Le linee d’azione prevedono l’ aumento della copertura dei servizi per l’infanzia nei comuni più piccoli del Meridione – quasi 1500 – con meno di 10 mila abitanti, dove vivono quasi 100 mila bambini in età 0-3 anni ma dove sono totalmente assenti servizi pubblici per la prima infanzia.  L’ obiettivo è il raggiungimento in tutte le regioni Mezzogiorno di una quota di bambini presi in carico pari al 12% se si pensa che nel 2010, tale valore si assestava al 5,2%.

E parallelamente il Piano d’azione intende inoltre rafforzare, nelle aree individuate, l’offerta di servizi per gli anziani non autosufficienti, che risulta carente sia sul fronte dell’assistenza domiciliare che di quella residenziale. Le risorse messe a disposizione degli Ambiti/Distretti Socio-Sanitari sono aggiuntive e contribuiranno ad aumentare i livelli di presa in carico in Assistenza Domiciliare Integrata che sono ancora distanti, nelle quattro regioni Convergenza, dai livelli raggiunti nel nord del Paese.

E’ un programma non competitivo nel senso che , pur essendo un programma nazionale cioè gestito dal centro, rende beneficiari  i comuni attraverso gli ambiti o distretti che li accorpano, secondo le normative regionali di riferimento. Le prefetture hanno un ruolo fondamentale come azione di stimolo da parte dei Prefetti  per l’attuazione del Programma che ha appunto sul territorio come attori soggetti istituzionali che devono “fare rete”  al fine di garantire l’erogazione dei servizi a bambini e anziani.

 Ma soprattutto sono i numeri a rappresentare l’importanza del Programma.  Sono i numeri  a  dare  il senso del peso che ha l’intervento dello  Stato sui territori delle aree deboli del nostro Paese:  il primo riparto di 250 milioni di euro ( 2013-2014 ) tocca per la Calabria 535 distretti per un totale di 409 comuni, per la Campania 65 ambiti territoriali per 390 comuni, per la Puglia 45 ambiti territoriali per un totale di 258 comuni, per la Sicilia 55 distretti socio-assistenziali per 390 comuni : oltre 1500 amministrazioni locali.

  E tutti i 200 ambiti o distretti a cui appartengono le amministrazioni locali  destinatarie   delle risorse PAC hanno risposto nei termini previsti dal Primo Riparto. Questo è un successo dello Stato  e in  particolare di una governance multilivello che coinvolge le regioni e rende protagonisti gli enti locali .  E’ il frutto della sensibilità di amministratori locali supportati dalle Regioni, dal ministero dell’interno  con la Struttura di missione dell’Autorità di Gestione, con  la  capillare rete delle prefetture ed  il supporto tecnico di un soggetto pubblico.

 

Tutte le informazioni sul Programma Nazionale sono reperibili nella home page di www.interno.gov.it



* Prefetto, Autorità di Gestione del Programma Nazionale servizi di cura all’Infanzia e agli Anziani non autosufficienti.

[1] La fonte finanziaria che alimenta il Programma è costituita dal Fondo di rotazione ex lege 183/1987.

[2]Delibera CIPE n. 113 del 26 ottobre 2012.

[3]Decreto del Ministro del 10 gennaio 2013.

[4]DM 11 febbraio 2013.

a cura di Silvana Riccio*