La Corte chiude (in via definitiva?) la vicenda Kadi

23.05.2013

Con una sentenza del 18 luglio 2013, la Corte di Lussemburgo è tornata sulla vicenda Kadi, pronunciandosi sulla impugnazione proposta da Commissione, Consiglio e Regno Unito contro la sentenza con cui il Tribunale aveva, il 30 settembre 2010, annullato il regolamento 1190/2008 della Commissione (in merito vedi le nostre precedenti segnalazioni, in questa RivistaCommissione, Consiglio e Regno Unito impugnano la sentenza del Tribunale nel caso Kadi Un’ennesima tappa nella vicenda Kadi di fronte ai giudici dell’Unione europea). La Corte, pur rilevando alcuni errori di diritto commessi dal Tribunale, è giunta alla medesima conclusione, ritenendo l’atto impugnato illegittimo e, dunque, respingendo i ricorsi proposti. In particolare, la Corte non ha ritenuto di aderire alla posizione con cui il Tribunale aveva, in primo luogo, constatato una eccessiva vaghezza dei motivi addotti a fondamento dell’inserimento del nome di Kadi nella c.d. black list; inoltre, essa ha rilevato che, nel determinare la fondatezza di detti motivi e, dunque, la loro idoneità a giustificare le sanzioni, la mancata comunicazione degli elementi probatori a sostegno non produca, di per sé, come aveva rilevato il Tribunale, una violazione dei diritti della difesa o del diritto ad una tutela giurisdizionale effettiva, ma unicamente la necessità di espungere il motivo incriminato da quelli posti a fondamento della decisione. Ciò premesso, nell’esaminare la fondatezza di motivi siffatti, la Corte ha constatato ora motivazioni insufficienti, ora l’assenza di elementi di informazione o di prova, e ha dunque respinto i ricorsi presentati.

In allegato il testo della sentenza.

F. Cherubini


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