Presentazione del Dossier statistico sull’immigrazione 2013 realizzato dall'UNAR

05.05.2013

Si è tenuta il 13 novembre 2013, al Teatro Orione di Roma, la presentazione del Dossier statistico 2013, dal titolo: “Dalle discriminazioni ai diritti”, redatto dall’Unar (Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali).

All’incontro hanno partecipato la Ministra per l’Integrazione Cècile Kyenge, la Viceministra al Lavoro e alle Politiche sociali Maria Cecilia Guerra e la Capo Dipartimento alle Pari Opportunità Ermenegilda Siniscalchi. Agli interventi istituzionali si è aggiunto il contributo della giornalista di Radio Vaticana Maria Dulce Araùjo Evora, che ha raccontato la propria esperienza personale di immigrata. Ha moderato l’incontro il Direttore dell’Unar, Cons. Marco De Giorgi.

In apertura, è stato proiettato un filmato introduttivo e riassuntivo del contenuto del Dossier. Nel video sono stati, infatti, riportati e brevemente descritti alcuni elementi significativi, rilevati dai ricercatori, che fotografano con rigore scientifico l’attuale situazione migratoria in Italia. I principali temi sui quali sono stati raccolti tali dati sono: immigrati e lavoro, immigrati e crisi economica nazionale e internazionale, incidenza degli stranieri sulla popolazione italiana dal punto di vista demografico, i minori figli di immigrati, nati in Italia, ma non riconosciuti come cittadini italiani. In sostanza, gli obiettivi del Dossier sono quelli di garantire, anzitutto, continuità, per quanto riguarda il costante intervento a tutela degli stranieri discriminati; ed introdurre, quindi, strumenti innovativi nell’ambito delle future politiche migratorie. Inoltre, una particolare attenzione è stata dedicata al tema della semplificazione amministrativa e della riduzione   dell’approccio burocratico al fenomeno.

La prima ad intervenire è stata la giornalista Maria Dulce la quale ha raccontato la propria personale esperienza di immigrata Capoverdiana nel nostro Paese. La Dulce ha cercato di ricostruire le tappe del fenomeno migratorio che interessa la nostra penisola, iniziato già quarant’anni fa. La giornalista ha evidenziato, al riguardo, che <<L’allarmismo che ancora si abbina al tema dell’immigrazione è ingiustificato, per questo motivo è necessaria una politica internazionale più giusta. Gli immigrati -continua la Dulce- possono contribuire allo sviluppo sia del Paese di arrivo, sia di quello di origine>>. La giornalista ha poi concluso il suo intervento citando una frase che le fu detta, quando era all’università, da Don Remigio: “gli studenti sono strategici per lo sviluppo dei loro Paesi”, sottolineando il rincrescimento per il fatto che questa frase non abbia avuto il seguito dovuto.

Successivamente è intervenuto il Direttore dell’Unar Marco De Giorgi, il quale ha sottolineato l’importanza e l’utilità del Dossier, per chiunque, non solo per gli addetti ai lavori. Tramite il Dossier, ha ribadito De Giorgi, si hanno gli strumenti conoscitivi reali sulla questione, altrimenti mal descritta dai media i quali, spesso e volentieri, comunicano in maniera distorta la realtà migratoria. Solitamente l’opinione pubblica si dimostra apparentemente aperta e favorevole agli stranieri, ma nella pratica quotidiana ha sempre più difficoltà ad accettare figli di immigrati nella scuole dei propri figli o nei propri quartieri. In sostanza, ha evidenziato il Direttore, è proprio la diffidenza degli autoctoni nei confronti di persone facilmente sospettabili per il sol fatto di provenire da altri Paesi, il principale ostacolo da superare per una completa integrazione.

Ha, quindi, preso la parola la Capo Dipartimento Ermenegilda Siniscalchi che, muovendo sempre dai contenuti del Dossier, ha posto l’accento sull’urgenza che l’aumento costante di immigrati nel nostro Paese esige, in termini di intervento normativo, facendo presente che il 51,4% del totale delle discriminazioni di ogni genere riguardano la razza. Sono evidentemente dati allarmanti che confermano il crescente atteggiamento di chiusura degli italiani nei confronti degli immigrati, in particolar modo in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo oggi. Gli italiani, dunque, pretendono che gli stranieri residenti in Italia, anche se riconosciuti come cittadini, debbano ad ogni modo fare un passo indietro. Certamente i mass media non aiutano la popolazione autoctona ad assumere un atteggiamento più comprensivo e sensibile, dato che sono numerosissimi i casi di discriminazione verificatisi in tv e su altri mezzi di comunicazione di massa durante il 2013.  <<Da chi dobbiamo imparare quindi?>>. È in corso di definizione -afferma sempre  la dott.ssa Siniscalchi- un piano di lavoro, congiuntamente al Ministero dell’Istruzione, affinchè parta proprio dalla scuola l’esempio e il modello educativo cui ispirarsi. La crescita delle denunce al contact center dell’Unar dimostra, da un lato, un aumento delle discriminazioni di ogni genere, dall’altro, un rafforzamento degli strumenti contro tali atti discriminatori. È in questa direzione che istituzioni, associazioni e tutti gli addetti ai lavori si dirigono, costruendo insieme una rete efficace per la più efficace tutela dei diritti umani.

È successivamente intervenuta la Viceministra Maria Cecilia Guerra, la quale ha ancora una volta evidenziato l’utilità del Dossier e la sua importanza in merito ai dati raccolti che descrivono un panorama scoraggiante dal punto di vista della solidarietà.  Lo stipendio di un regolare lavoratore immigrato è pari al 56% di quello di un italiano medio. Questa percentuale rappresenta una situazione di profondo disagio vissuto dagli stranieri che lavorano da noi e per noi; disagio ancor più enfatizzato dal fatto che si tratta di famiglie monoreddito, con minori  a carico che stentano ad arrivare a fine mese. Ci sono tante cose da fare, continua la viceministra, <<noi Ministero del Lavoro, in collaborazione con quello dell’Istruzione, stiamo cercando di intervenire in merito. Si pensi che il titolo di studio di un laureato straniero, in Italia vale l’8% in più, a fronte di quello di un italiano che viene pagato il 75% in più. Per non parlare della casa: uno straniero ha enormi difficoltà a trovarla, e se la trova la paga senz’altro di più rispetto a quanto la pagherebbe un italiano>>. Tuttavia la viceministra, nonostante questi dati negativi, ha concluso il suo intervento con degli esempi positivi di progresso culturale e sociale che talvolta si realizzano nel nostro territorio. Ci sono segnali positivi anche sul piano finanziario: circa 200.000 stranieri hanno un conto corrente, molte imprese innovative sono gestite da immigrati e migliorano i rapporti tra questi e le banche.

A concludere l’incontro è stata la Ministra per l’Integrazione Cècile Kyenge.

L’intervento della Ministra ha preso le mosse da una personale esperienza avuta con alcuni studenti di scuole medie che le hanno posto degli interessanti interrogativi : “Perché l’Italia è invasa da clandestini?”, oppure, “ Ma voi al governo avete degli obiettivi?”. A parte le immediate reazioni di sorriso suscitate in platea, la Ministra ha inevitabilmente interpretato le domande degli studenti come chiari ed espliciti segni di distorsione comunicativa alla quale siamo continuamente sottoposti dai mass media. È per questo che i dati devono essere maggiormente diffusi e rimanere alla portata di tutti. Il fenomeno migratorio, ribadisce la Ministra Kyenge, non è più un’emergenza, ma una realtà stabile rispetto alla quale dobbiamo dare risposte e strumenti nuovi. <<La presenza di un Ministro per l’integrazione dimostra la posizione che l’Italia ha assunto in Europa e nel mondo. D’ora in poi, quindi, ci si deve occupare dell’immigrazione non con un approccio emergenziale, ma considerando gli stranieri come persone che vogliono rimanere e ricongiungersi con le loro famiglie>>. Quello che ci ostiniamo a non capire, secondo la ministra Kyenge, è che quando indeboliamo le politiche migratorie indeboliamo anche la nostra posizione rispetto agli impegni umanitari che abbiamo preso. Ostacolare gli immigrati e la loro integrazione nella società non può che andare a nostro discapito; considerando inoltre – e a confermarlo sono i dati statistici – i vantaggi economici che questi apportano con la loro manodopera in alcuni settori specifici dell’economia italiana. Gli economisti, a tal proposito, confermano che l’uguaglianza favorisce lo sviluppo economico: i lavoratori stranieri contribuiscono, infatti, per l’11% all’aumento del nostro Pil. Conclude la ministra: <<non è solo una questione di cittadinanza, ma culturale, e lo dimostrano gli episodi, pocanzi ricordati, di ciò che avviene nel settore immobiliare, ma anche in quello pensionistico (gli stranieri che pagano le tasse contribuiscono a pagare le nostre pensioni). Dunque: pari opportunità nell’accesso, solo insieme usciremo dalla crisi>>.

a cura di Benedetta Giangrande