Liberalizzazioni e concorrenza – Resoconto Convegno

29.05.2012

Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – Auditorium (via Monteverdi, 35 – Roma) – 16 ottobre 2012. 

Nella prospettiva di unire analisi economica e normativa, alla luce delle concrete scelte politiche in un settore di importanza strategica, presso l’Autorità della Concorrenza e del Mercato si è tenuto un convegno presieduto dal Presidente Prof. Giovanni Pitruzzella sul tema: liberalizzazioni e concorrenza.

Come segnalato dal Presidente all’apertura dei lavori, le tematiche affrontate trovano sullo sfondo del “Rapporto Giavazzi”, redatto su incarico del Consiglio dei ministri del 30 aprile 2012, il segno tangibile della collaborazione attivata e attiva tra la Presidenza del Consiglio e l’Autorità Garante. A tal proposito l’Autorità è tornata a stimolare il governo con una nuova segnalazione, contenente le misure ritenute prioritarie per assicurare la promozione della concorrenza e lo sviluppo dei mercati, così da anticipare la legge annuale sulla concorrenza per l’anno 2013.

Nella segnalazione del 2 ottobre 2012 emerge come filo conduttore delle proposte avanzate è la necessità che il governo guardi alle politiche della concorrenza come imprescindibile motore di crescita, poiché garantiscono una corretta allocazione delle risorse nelle singole imprese e nel mercato, producendo l’effetto positivo della riduzione dei costi a valle e come potente stimolo all’innovazione, che è la principale forza dell’economia capitalista. 

Proprio il rapporto tra concorrenza – crescita e innovazione è stato al centro dell’intervento del Prof. Francesco Giavazzi (ordinario di Economia Politica all’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano), nel quale si mette in risalto come il livello di concorrenza nelle diverse fasi della crescita, sia quella che lontana dalla frontiera tecnologica deve necessariamente guardare agli investimenti di grandi imprese, sia quella che più vicina deve puntare all’innovazione per ottenere l’effetto conseguente di una loro selezione, sarà sempre positivo. Nel primo caso l’assenza di concorrenza aiuterà gli investimenti di imprese, già presenti sul mercato, ma creerà rendite che ostacolando l’innovazione bloccheranno la crescita. Nel rapporto, invece, tra concorrenza e innovazione si mette in risalto che la relazione, tutt’altro che monotona, comporta che il livello di concorrenza potrà ridurre i profitti incoraggiando l’innovazione, ovvero, appunto ridurre le rendite conseguite scoraggiandola. Se a bassi livelli di concorrenza iniziale un suo aumento è sempre un fattore positivo e qui si avranno i profitti migliori, a livelli più elevati l’innovazione potrebbe risentirne, tuttavia l’assenza avrà effetti negativi sui prezzi in danno dei consumatori, con una riallocazione del benessere a favore delle imprese.

Ovviamente trasferire i moniti pro concorrenziali in scelte politiche concrete impone di analizzare l’attuale programma di liberalizzazioni avviato a livello legislativo. Su questo si incentra l’intervento del Prof. Marco D’Alberti (ordinario di Diritto amministrativo all’Università di Roma “La Sapienza) che traccia un quadro della “stagione delle liberalizzazioni” inaugurata a livello comunitario con la direttiva Bolkestain e attuata in Italia da ultimo con il d.l. 24 gennaio n. 1 del 2012 che presenta “obiettivi ambiziosi” e limiti.

Il bilancio che emerge mette in evidenza punti di debolezza, individuati e sostanzialmente condivisi nelle osservazioni degli altri relatori, in tre elementi: l’assenza di una regolamentazione chiara e precisa, fatta di prescrizioni intellegibili funzionali alle transazioni giornaliere e alle operazioni economiche; un tipo di federalismo, il nostro, che alla luce dell’attuale riparto delle competenze ha finito per frenare i già difficili processi di liberalizzazione, rendendo necessario un intervento riformatore che da un lato, sul modello dell’esperienza della Commissione Hilmer si concentri sulla qualità della legislazione economica degli enti locali e delle regioni, dall’altro riconduca nella competenza esclusiva dello Stato la regolazione delle attività economiche che hanno un impatto sovranazionale, sul modello della “commerce clause” statunitense; il ruolo dei pubblici poteri.

Su questi aspetti il Prof. Fabiano Schivardi (professore straordinario di Economia Politica presso l’Università di Cagliari) torna mettendo l’accento sull’insufficienza di interventi legislativi che non siano accompagnati dalla percezione della loro utilità, sulla necessità di una loro costantemente implementazione, essendo suscettibili di essere vanificati sotto più profili.

E’ proprio questa, infatti, oggi la preoccupazione dell’Ocse nel valutare l’efficacia delle misure prese dal governo italiano, visto che come ricorda l’AGCM nella segnalazione del 2 ottobre “le liberalizzazioni restano comunque un processo, una sorta di work in progress”, e le misure adottate assumono rilevanza se e quando sono in grado di incidere sul tessuto economico e sociale di un paese.

I diversi interventi hanno evidenziato nella loro specificità un importante punto di convergenza.

L’efficacia di politiche della concorrenza in funzione della crescita è strettamente connessa ad aspetti istituzionali. Le Autorità di controllo, preposte alla vigilanza e tutela della concorrenza e, attraverso queste, allo stimolo della crescita, non possono prescindere dall’indipendenza dalla politica e dagli interessi economici, dalla separazione fra l’attività di istruzione e giudizio, dalla titolarità del potere investigativo, dal supporto della certezza e severità delle pene che possono essere e che sono inflitte a individui e imprese, dalla qualità delle risorse umane a disposizione, dalla qualità complessiva del sistema giudiziario.

L’intervento del Prof. Angelo Lalli (vicecapo della segreteria tecnica del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), da conto delle riforme in atto, di quello che il governo ha fatto e dovrà cercare di fare per concretizzare questa profonda riforma liberale che, afferma, essere anzitutto un problema culturale a cui si aggiungono segnali di controtendenza. Riconosce l’urgenza di una riscrittura del Titolo V e considera imprescindibile una riforma della regolazione che tenga conto di alcuni principi che sono un prius rispetto ai controlli amministrativi, che devono esistere ma devono recedere, arrivando a configurarsi come controlli ex post che si manifestano in tempi e modi definiti, quali la libera organizzazione dell’attività d’impresa e la libera configurazione del business.

Le conclusioni del Presidente Pitruzzella, accolgono le indicazioni degli interventi programmando gli obiettivi e le sfide che l’Autorità deve perseguire, nell’esercizio della competition advocacy sulla regolazione, sul piano della tutela della concorrenza attraverso la repressione degli illeciti antitrust, partecipando allo sviluppo dell’analisi degli effetti delle attività di implementazione delle politiche pro concorrenziali, non concentrando l’attenzione esclusivamente sugli interventi a livello normativo.

L’implementazione deve realizzarsi, inoltre, spostando lo sguardo sui mercati locali che non devono considerarsi estranei ai valori e agli interessi che giustificano politiche concorrenziali, con l’obiettivo più generale di stimolare la realizzazione effettiva, basata su condizioni di reciprocità, del mercato unico.

Resoconto a cura di Lucia Antonazzi