Sergio Ortino, La struttura delle rivoluzioni economiche, Bari, Cacucci, 2010

04.05.2010

Il volume in esame, edito nella collana di saggi e monografie diretta da G. Alpa, A. Antonucci, F. Capriglione e S. Ortino, anche grazie al contributo del Dipartimento di Diritto dell’Economia dell’Università degli Studi di Firenze, costituisce il frutto di un’intensa attività di studio, costata all’Autore diversi anni di impegno.

Si tratta di un lavoro innovativo, destinato a collocarsi al crocevia fra diverse discipline. Il volume, infatti, non costituisce un’opera prettamente giuridica: si pone piuttosto come obiettivo l’individuazione dei principi fondamentali su cui si fondano gli ordinamenti giuridici di varie comunità per lunghi intervalli di tempo (le c.d. ere economiche). Questa finalità è perseguita facendo uso degli strumenti tipici del diritto costituzionale comparato, impiegati in modo sincronico quanto diacronico, ma anche del campo di osservazione offerto dallo studio dell’economia muovendo dalla prospettiva giuridica che, tra le altre cose, consente di indagare «le origini comuni di tutti quegli ordinamenti giuridici che avendo adottato la stessa tipologia di sistema economico, hanno configurato ciascuno a modo suo quella tipologia di sistema economico a seconda delle varie e concrete situazioni storiche e ambientali in cui si trovano a operare» (così nell’introduzione del testo). Ma se il diritto costituzionale e quello dell’economia per indagare il loro oggetto di studio adottano un approccio che prende come punto di riferimento la norma giuridica per comprendere l’uomo, in questo lavoro la metodologia seguita si pone in un’ottica del tutto opposta: parte dall’uomo per chiedersi le ragioni che hanno condotto all’elaborazione di un certo tipo di norma giuridica.

Con la consapevolezza che le discipline economico-giuridiche si riferiscono ad un ambito di studio assai limitato, non andando ad investigare le regole di natura non giuridica comunque passibili di incidere sul dispiegarsi dei comportamenti umani, l’Autore ha voluto studiare l’uomo nella sua interezza e complessità, considerando un’ampia varietà di punti di vista ciascuno posto poi ad oggetto dei capitoli del volume. In tal senso, l’Autore ritiene che il suo lavoro possa essere qualificato come saggio di antropologia che si serve delle norme giuridiche e di quelle sociali al fine di rintracciare quelle «logiche unitarie capaci di configurare nelle linee essenziali le comunità appartenenti a una stessa era economica» (così ancora nell’introduzione).

In effetti, come usuale nella scienza antropologica, che tende a identificare i principi dai quali scaturiscono i fenomeni di interesse per l’essere umano, il contesto di riferimento dell’opera in esame è amplissimo e spazia dai fenomeni  storici a quelli geologico–biologici, a quelli tecnologici, alla ricerca, fra tutti, di quelli che sono stati in grado di originare una “rivoluzione”. Come si evince dall’interpretazione del termine fornita dallo stesso Autore, tale nozione non viene adoperata per indicare un’evoluzione graduale quanto invece dei momenti di rottura, da considerare non quali eventi occasionali bensì come conseguenza diretta di un insieme di fattori preesistenti. In specie, ai fini dello studio rilevano le rivoluzioni economiche, configurate come momenti di passaggio da un metodo di sostentamento e di produzione dei beni ad altro diverso, senza con ciò dare vita ad una sostituzione pura e semplice che elimina qualunque traccia del sistema di approvvigionamento precedente, ma contenendo tale rivoluzione un nucleo di principi «su cui si baseranno le comunità della nuova era economica» (così nell’introduzione).

Il presupposto di base, che fa da sfondo al volume, è dato dalla constatazione che l’essere umano per sua natura tende a ricercare la stabilità: ciò è reso evidente dall’esistenza di istituti quali il matrimonio (che, ricorda l’Autore, è capace di rendere rassicurante e stabile un rapporto interpersonale di per sé temporaneo ed occasionale e, con la sua “idea di certezza”, controbilancia l’insicurezza di una vita in cui gioventù e vecchiaia, salute e malattia, vita e morte si susseguono inevitabilmente), dalla presenza di credo religiosi (e soprattutto dalla loro manifestazione esteriore, costituita da leggi dettate dal Signore – si pensi, alle tavole di Mosè e allo sforzo profuso dalle istituzioni religiose per mantenerne inalterati i precetti –), dall’esigenza dei diversi popoli di raccogliere le norme fondamentali in costituzioni scritte (come tali difficilmente modificabili, se non in seguito ad iter aggravati ed in quanto tali straordinari).

Anche alla luce di quanto premesso, pare evidente che la peculiarità del libro del prof. Ortino risiede nel metodo utilizzato che presenta un carattere fortemente interdisciplinare. Infatti, gli strumenti adottati ai fini dell’analisi sono presi in prestito non solo dal diritto e dall’economia ma anche da una serie di altre discipline. Sotto questo profilo, si rintraccia una certa somiglianza con il metodo proposto da Massimo Severo Giannini il quale, oltre a rilevare l’importanza della componente storica e della componente linguistica (che lo conducevano per ciascun istituto, a descriverne le ragioni sottese alla genesi ed il contesto di evoluzione nonché a muovere dall’etimologia del termine utilizzato per esprimere un certo concetto e solo dopo trattarne la nozione, la disciplina, il regime giuridico, gli effetti prodotti), non tralasciava i dati politologici e sociologici, criticando apertamente la chiusura della scienza del diritto amministrativo rispetto a tali discipline [1]. Questa metodologia è peraltro sostenuta anche da Giuseppe Ugo Rescigno, il quale ha affermato che quanto più un giurista conosce le scienze umane ed è in grado di rintracciare nessi ed effettuare correlazioni tra i frutti di tali scienze ed il proprio campo disciplinare, tanto più ricca ed originale sarà la sua opera di scienziato[2]. In tale ottica, oggetto di riflessione deve restare l’esperienza giuridica e il ragionamento costruito su di essa va collocato in un contesto dove coesistono armonicamente altre discipline. Probabilmente questo approccio, che pare porsi a fondamento dello studio contenuto nel volume, deriva all’Autore dalle esperienze accademiche maturate nei suoi insegnamenti che hanno nel tempo avuto ad oggetto sia il diritto dell’economia, sia  il diritto costituzionale comparato. L’attenzione per la comparazione è, peraltro, dimostrata anche dalle numerose attività di ricerca e di insegnamento svolte all’estero, le più lunghe delle quali in Francia, in Germania e negli Stati Uniti. Anche i temi delle sue pubblicazioni sono molto vari, spaziando dal diritto costituzionale al diritto costituzionale comparato, dal diritto dell’Unione europea al diritto dei mercati finanziari al diritto regionale.

Il libro, idealmente suddiviso dallo stesso Autore in tre parti, si compone di dieci capitoli.

 Nella prima parte (capitoli I-V) viene delimitato e descritto il quadro generale entro il quale ha avuto luogo l’evoluzione della specie umana. Più in particolare, nel primo capitolo è individuato l’oggetto di studio ed esplicitato il metodo utilizzato. Per quanto attiene l’oggetto, viene precisato che l’evoluzione umana è studiata anche tenendo conto dell’incidenza prodotta su di essa dalle componenti geologica, biologica e tecnologica. Con riferimento a queste ultime, l’attenzione è rivolta ai fenomeni più rilevanti, rappresentati dai grandi cambiamenti climatici, dalle variazioni genetiche e dalle innovazioni tecnologiche. In relazione al metodo di analisi, si è fatto impiego del metodo storicistico, in quanto si è ritenuto che per comprendere la realtà presente fosse necessario indagare il passato. Inoltre, sono stati applicati i principi della teoria della complessità al fine di spiegare «quei fenomeni che non sono semplificabili, ma nascono come risultato di complesse interazioni tra molte differenti parti individuali» (così nel primo capitolo).

Il secondo capitolo è dedicato allo studio della prospettiva geologica: dal momento che essa si occupa di determinare la successione degli eventi che hanno interessato la crosta terrestre, l’Autore si è servito di un criterio di suddivisione. A tal proposito, l’analisi è stata condotta a partire dalla formazione del sistema solare per individuare gli elementi necessari alla nascita della vita sul pianeta Terra, fino ad approdare ai grandi cambiamenti climatici con i quali per forza di cose la vita dell’uomo deve essere messa in relazione. In quest’ottica, è stata valutata l’incidenza di tali sconvolgimenti climatici sulle altre componenti dell’evoluzione biologica e tecnologica.

Nel capitolo successivo è affrontato l’esame della prospettiva biologica, partendo dall’assunto che essa si fondi su un criterio di classificazione, essendo chiamata ad individuare i singoli organismi viventi in base alle loro caratteristiche specifiche. Dopo aver esposto i risultati raggiunti dalla teoria evoluzionista, soffermandosi sugli studi di genetica, ed aver ripreso gli elementi principali della classificazione zoologica, l’Autore si è concentrato sull’incidenza della componente biologica sullo stile di vita attuale dell’uomo, approfondendo i raccordi tra l’evoluzione naturale e gli sviluppi della tecnologia, anche con riguardo ai nuovi studi di biotecnologia.

Il quarto capitolo ha ad oggetto la prospettiva tecnologica, il cui esame è condotto mediante l’uso di un criterio di periodizzazione, ossia un parametro del tutto convenzionale. Si tratta di un approfondimento corposo, che dapprima si sofferma sull’etimologia del termine “tecnologia”, riprendendo i molteplici significati che la parola greca tecne (da cui tecnologia deriva), può assumere. Poi lo studio si focalizza sull’importanza di tale strumento, dal quale l’uomo ha fatto dipendere in misura sempre crescente la propria sopravvivenza. . Quindi, sono messe in luce le relazioni sussistenti tra la tecnologia e la scienza, intesa quest’ultima come <<insieme di conoscenze rigorosamente controllate e sistematicamente ordinate, che l’uomo acquisisce nel cercare le risposte a molti degli interrogativi che nascono durante la sua esistenza>> (così nel quarto capitolo). Infine, largo spazio è lasciato alle innovazioni tecnologiche, prese in considerazione sia sotto il profilo del loro rapporto con la cultura precedente e con quella successiva al loro manifestarsi, sia sotto il profilo dell’impatto che le stesse sono in grado di produrre sulla sfera psichica e sociale dell’uomo.

Nel quinto capitolo, sono analizzate tre questioni che l’Autore definisce elementi fondamentali dell’evoluzione della famiglia ominide. Dapprima, sono tracciati i capisaldi delle teorie finaliste e casualiste in merito all’origine dell’universo. Poi, con accenni alla disputa tra studiosi uniformisti e catastrofisti, sono illustrate le teorie della continuità e della discontinuità, relative all’evoluzione inorganica, organica e superorganica. Infine, l’attenzione si sposta sul concetto di creatività.

La seconda parte (capitoli VI-VII) contiene il cuore del ragionamento condotto dall’Autore, in quanto vengono individuati dei paradigmi (intesi questi come costanti o codici di cambiamento), che si sono manifestati nel corso dell’evoluzione. Specificamente, il sesto capitolo tratta il paradigma dell’esplorazione, formatosi nel momento in cui la famiglia ominide si è separata dalla famiglia delle scimmie e destinato ad influenzare in maniera irreversibile l’evoluzione delle successive specie ominidi. Al fine di illustrare le caratteristiche e mettere in rilievo l’importanza del suddetto paradigma, il prof. Ortino ripercorre le linee evolutive dei primati: dopo aver individuato le modifiche introdotte nell’ancestrale stile di vita degli ominidi, si sofferma sul loro passaggio dalla vita nelle foreste a quella nelle savane, passaggio che, segnando l’inizio della vita erratica, ha dato luogo alla genesi del paradigma dell’esplorazione. Quindi, sono esaminate le più significative variazioni anatomiche e fisiologiche degli ominidi, tra le quali, ad esempio, la deambulazione bipede, le modifiche dell’apparato di masticazione, l’encefalizzazione. Infine, è affrontata la questione dell’estinzione di talune specie di ominidi, che pure ha avuto un impatto rilevante sull’ordine dei primati.

Il settimo capitolo è dedicato all’analisi dei paradigmi superorganici, che l’Autore intende quali matrici in grado di imprimere alla molteplicità dei rapporti sociali ed individuali di un’epoca delle stesse caratteristiche di base. Sono individuati sostanzialmente quattro paradigmi. Innanzitutto, uno c.d. dell’appropriazione, che si realizza quando l’essere umano inventa e crea una serie di strumenti ed utensili mediante i quali può  procacciarsi il cibo in modo diverso rispetto all’epoca precedente, passando così da un’appropriazione naturale ad una tecnologica.

Segue un paradigma della discendenza, intendendo con il termine la relazione fisiologica tra un individuo e i suoi genitori e sottendendo l’idea che questi ultimi trasmettano specifici caratteri alla propria progenie. Questo paradigma non si origina nell’era dei cacciatori e dei raccoglitori bensì in quella degli allevatori e dei coltivatori, in quanto solo in questa seconda fase i beni dei genitori – sostanzialmente terreni ed animali – possono passare ai figli, al pari del patrimonio genetico ereditato al momento del concepimento. Tale evento è foriero di produrre un forte impatto sulla vita della comunità umana: in questo periodo nascono i governi fondati sulla gerarchia e sul comando autocratico.

In terzo luogo, si fa riferimento ad un paradigma dell’omogeneità, frutto dell’era industriale, che «può accedere a fonti di energia costanti ed uniformi in grado di trasformare ‘terminologicamente’ un organismo vivente in unità di misura omogenea di energia prodotta […]. E’ un processo mentale conosciuto come meccanizzazione della vita biologica o, più in generale, matematizzazione del mondo» (così nel settimo capitolo).

Da ultimo, si richiama un paradigma della connessione, nato nell’era dell’informazione e della comunicazione.

Nella terza ed ultima parte del volume (capitoli VIII-X) le ipotesi di ricerca sviluppate nelle sezioni precedenti sono verificate in relazione a tre tratti essenziali a carattere universale, ricorrenti in ogni era economica della famiglia ominide: lo scambio, la cooperazione e la norma. In specie, nell’ottavo capitolo viene affrontato il tema dello scambio e sono passati in rassegna i molteplici strumenti attraverso i quali è stato effettuato nelle diverse epoche, con riguardo dunque alle forme del dono, del baratto e della moneta. In relazione a quest’ultimo mezzo di intermediazione, sono esaminati i significati sottesi alla moneta come merce, alla moneta come segno, alla moneta cartacea ed a quella elettronica. Da ultimo, l’accento è posto sul venir meno della sovranità del potere politico sulla moneta e sul recente fenomeno della scomparsa della moneta come mezzo di intermediazione.

Il capitolo seguente tratta la tematica della cooperazione, indagandola nelle diverse epoche al fine di individuarne gli elementi caratteristici: dal Paleolitico al Neolitico, passando per l’era agricola, dall’epoca delle monarchie nazionali a quella degli Stati nazionali, passando per l’era industriale. Infine, sempre sotto il profilo della cooperazione, ampio spazio è lasciato ai problemi dell’attualità, con riferimento soprattutto al difficile compito assegnato all’Unione europea.

Infine, oggetto di indagine dell’ultimo capitolo è la norma. In apertura, le norme sociali vengono definite e classificate in norme etiche, morali, religiose e giuridiche.

Per quanto attiene alle regole etiche, l’analisi si concentra sull’apporto biologico all’etica e sull’importanza che quest’ultima ha rivestito per il comportamento sociale durante le rivoluzioni economiche. Per ciò che concerne la morale, assume particolare rilievo la contrapposizione che viene operata tra istinti naturali, da un lato, e obbligazioni morali, dall’altro. In relazione alle norme religiose, l’approfondimento riguarda soprattutto la comprensione della necessità per gli esseri umani di credere in qualcosa di soprannaturale: cercando a ritroso nel tempo le prime tracce delle credenze religiose, l’Autore si sofferma sull’esplorazione, compiuta dall’uomo, del mondo soprannaturale, entificandolo al fine di capire e “controllare” il mondo e la vita terrena. In questa sede, vengono sviluppati due focus, l’uno su magia ed animismo, l’altro su politeismo e monoteismo. Infine, si procede all’esame delle norme giuridiche, partendo dall’illustrazione dell’origine biologica del diritto: nella razza umana, al pari di quanto avviene in tutte le specie animali più sviluppate, il gruppo avverte la necessità di designare uno o più individui in grado di stabilire le regole che la comunità stessa deve seguire in determinate circostanze. Quindi l’attenzione è posta sulla nascita del diritto quale forma specifica di regolazione sociale.

In conclusione, si segnala la cospicua e ben strutturata bibliografia. I testi riportati sono suddivisi per categorie (articoli e monografie, opere collettanee, atlanti, dizionari ed enciclopedie) e, nell’ambito di questa distinzione, i volumi sono ordinati per autore.



[1] Per una lettura in tal senso, si veda Cassese S., In onore di Massimo Severo Giannini, in Riv. trim. dir. pubbl., 1988, n. 2, pagg. 305 ss. e Id., Giannini: lo studioso e il suo tempo, in Cassese S. (a cura di), Massimo Severo Giannini, Bari, Laterza, 2010.

[2] Rescigno G.U., Il giurista come scienziato, in Dir. pubbl., 2003, n. 3, pagg. 833 ss.

Recensione di Barbara Neri