La riforma degli aiuti di Stato: relazione del Parlamento europeo.

16.02.2006

I deputati vedono con favore una riforma dell’attuale normativa sugli aiuti di Stato, giudicata troppo burocratica e poco trasparente. Pur riconoscendone l’utilità, chiedono tuttavia che gli aiuti statali siano ridotti e usati meglio. D’altra parte, occorre sostenere le PMI innovative e gli investimenti nelle infrastrutture, tutelando l’ambiente. E’ poi necessario rivedere le riduzioni subite dalle regioni che hanno patito l’effetto statistico e dare maggiore importanza ai criteri territoriali.

La relazione di Gunnar HÖKMARK (PPE/DE, SE) all’esame della Plenaria premette che l’economia di mercato «è il metodo più efficiente per assegnare risorse limitate» e, quindi, che l’aiuto di Stato dovrebbe essere «l’ultimo strumento al quale far ricorso». Inoltre, osservando che, in base ad alcune stime, l’importo totale degli aiuti di Stato concessi ogni anno nell’Unione europea equivale a più del 50% del suo bilancio annuale, i deputati ritengono che i sussidi debbano essere «spesi responsabilmente», con un buon rapporto costi/benefici, anche perché sono «finanziati dai contribuenti». In proposito, il Parlamento invita la Commissione ad esaminare se i tassi massimi di aiuto in teoria possibili «non siano troppo elevati in un’ottica di economia di mercato», dato che «un livello così elevato di finanziamento consente di fondare una società senza capitale proprio».

Governance e Trasparenza

La relazione accoglie con favore l’intenzione della Commissione di ammodernare le prassi e le procedure relative agli aiuti di Stato, poiché ritiene necessaria una riforma globale della politica in materia di aiuti statali. Questa revisione, secondo il Parlamento andrebbe realizzata, in particolare, «per mezzo dell’accresciuta certezza giuridica, ritoccando l’approccio economico, aumentando la trasparenza mediante la consultazione delle parti in causa e migliorando la procedura di assegnazione». Le attuali pratiche e procedure in materia di aiuti di Stato, infatti, presentano carenze e sono troppo burocratiche. Pertanto, i deputati vedono con favore l’introduzione di orientamenti sulle migliori pratiche in materia di procedure per gli aiuti di Stato, finalizzate alla definizione di procedure di notifica più rapide e più efficienti.

Gli aiuti di Stato, peraltro, dovrebbero avere sempre obiettivi chiaramente definiti, essere proporzionati e, soprattutto, temporanei. Mentre le disposizioni ad essi attinenti dovrebbero essere semplici, trasparenti ed efficaci. La giustificazione per la concessione degli aiuti di Stato, poi, dovrebbe essere rivista a intervalli regolari e appropriati, mentre vanno garantiti «controlli efficaci e severi» per assicurare una concorrenza equa e la trasparenza, nonché per evitare discriminazioni. Per tale ragione, i deputati sostengono «con forza» l’idea di formare una rete più fitta di organi di controllo, per esempio Corti dei conti degli Stati membri, in grado di promuovere la coerenza nell’applicazione delle norme sugli aiuti di Stato.

D’altra parte, è ritenuto essenziale che, al momento di valutare la compatibilità con il trattato degli aiuti di Stato, sia instaurato un giusto equilibrio tra gli effetti negativi degli aiuti sulla concorrenza e i loro effetti positivi in termini di interesse europeo comune. Nello stabilire le norme comunitarie, vista la globalizzazione dell’economia, è inoltre «fondamentale» tenere conto delle condizioni della concorrenza internazionale. La relazione, poi, lamenta il fatto che le sanzioni per la mancata notifica siano attualmente addossate soltanto ai beneficiari e non agli Stati membri. Pertanto la Commissione dovrebbe studiare nuovi meccanismi deterrenti per rimediare all’applicazione scorretta, da parte degli Stati membri, delle norme sugli aiuti di Stato, e stabilire sanzioni adeguate al riguardo.

Pur apprezzando l’obiettivo della Commissione di perfezionare il proprio approccio economico in relazione alle procedure per gli aiuti di Stato, i deputati chiedono però all’Esecutivo di chiarire i limiti del concetto di “fallimento del mercato” e la sua interazione con le prescrizioni costitutive del divieto dell’aiuto di Stato. La relazione, inoltre, mette in guardia contro il potenziale effetto «nocivo» degli aiuti di Stato, nazionali ed europei, che potrebbero incentivare alcune imprese a spostarsi da uno Stato membro all’altro per fare “subsidy shopping” (ossia a fare incetta di sovvenzioni), «senza che ciò abbia alcun beneficio per gli obiettivi comuni dell’Unione europea».

Nel ricordare l’iniziativa del Vicepresidente della Commissione, Siim Kallas, volta a introdurre maggiore trasparenza nella procedura di concessione dei sussidi agricoli, chiedendo agli Stati membri di pubblicare su Internet l’identità di tutti i beneficiari e gli importi concessi, la relazione raccomanda che tale sistema sia esteso a tutte le sovvenzioni statali. A tutti gli Stati membri è quindi raccomandato di imporre alle imprese la pubblicazione dei dettagli sulle sovvenzioni ricevute «al fine di consentire agli azionisti di meglio valutare le prestazioni reali dell’impresa», soprattutto nel caso in cui gli aiuti di Stato siano decurtati.

Aiuti regionali e regioni a effetto statistico

Compiacendosi della proposta della Commissione volta a rivedere gli orientamenti sugli aiuti regionali nazionali, i deputati esprimono l’auspicio che tale revisione sia strettamente collegata alla riforma dei Fondi strutturali per il periodo 2007-2013. Inoltre, sottolineano che la riforma degli aiuti regionali «deve attribuire una maggiore importanza ai criteri territoriali», in modo da operare una distinzione fra aree geografiche dell’Unione europea con una solida economia, aree colpite dalle difficoltà della riconversione industriale e aree con svantaggi naturali permanenti.

Pur valutando che gli aiuti di Stato si siano dimostrati un efficace strumento sulla via verso un’effettiva convergenza dei redditi delle varie regioni dell’Unione europea, i deputati ritengono che la loro concessione debba essere permessa «solo quando l’aiuto generi un valore aggiunto che non si potrebbe ottenere con alcuna altra misura politica e che vada a beneficio di una regione». Va quindi adottato un approccio più efficiente alla concessione degli aiuti regionali, che si concentri sugli investimenti nelle infrastrutture e sugli aiuti orizzontali nelle regioni svantaggiate o meno sviluppate dell’Unione europea, compresa l’introduzione di condizioni fiscali vantaggiose per periodi transitori non superiori a cinque anni. La Commissione, d’altra parte, dovrebbe vigilare affinché gli aiuti di Stato nazionali ed europei non diano luogo a distorsioni concorrenziali tra regioni degli Stati membri e non finanzino delocalizzazioni intraeuropee «che si traducono in particolare nella soppressione di posti di lavoro in una regione a beneficio di un’altra».

E’ poi segnalata la necessità di mantenere adeguate possibilità di sostegno per le regioni colpite da un effetto statistico. Pertanto, i deputati reputano necessaria una revisione delle riduzioni degli aiuti di Stato alle regioni colpite dall’effetto statistico, che hanno tratto vantaggio da un relativo aumento dei redditi a seguito dell’allargamento, ma non hanno raggiunto una crescita o una convergenza effettiva, e che presentano elevati tassi di disoccupazione.

Innovazione, R&S e sviluppo delle tecnologie ambientali

Nonostante riconosca il ruolo che possono avere nell’innovazione, la relazione sottolinea tuttavia che gli aiuti destinati a ricerca e sviluppo non devono dar luogo a distorsioni della concorrenza, in particolare favorendo gli operatori aventi una posizione consolidata sul mercato. Tali aiuti, inoltre, non dovrebbero favorire singole imprese e, per tale ragione, la Commissione è esortata a indirizzarli verso i “centri dell’innovazione”. In tale contesto, è poi evidenziata l’esigenza di superare le barriere fiscali e regolamentari negli Stati membri che ostacolano lo sviluppo delle imprese innovative e di recente creazione, nonché di promuovere lo sviluppo delle PMI innovative appena avviate o di recente creazione mediante, fra l’altro, adeguati incentivi fiscali.

Approvando un emendamento proposto dai Verdi, il Parlamento rileva che lo sviluppo delle tecnologie ambientali nell’UE, e in particolare nel settore dell’energia, «è stato ostacolato dai notevoli aiuti statali per i combustibili fossili e l’energia nucleare». I deputati, inoltre, affermano di credere «profondamente» nel principio che i costi esterni debbano essere inseriti nel prezzo dell’energia proveniente da diverse fonti e che questo principio debba essere una base per la revisione degli orientamenti agli aiuti statali dell’UE. La Commissione e gli Stati membri, inoltre, sono invitati ad accelerare l’introduzione di misure volte a ridurre gli aiuti statali dannosi per l’ambiente e quindi a eliminarli completamente.

Servizi di interesse economico generale

Per i deputati il finanziamento dei servizi di interesse economico generale costituisce un aiuto di Stato solo nei casi in cui il criterio dell’adeguata compensazione non è, o non si può dimostrare che sia, soddisfatto. Alla luce della crescente importanza dei partenariati tra settore pubblico e settore privato per la creazione di infrastrutture nelle regioni meno sviluppate, la Commissione è poi esortata a prestare particolare attenzione alla questione della concessione di aiuti di Stato per tali partenariati, in particolare, attraverso una regolamentazione finalizzata a renderne più semplice il ricorso.

Inoltre, osservando che le imprese di servizio pubblico di piccole dimensioni sono esentate dall’applicazione della normativa sugli aiuti di Stato, i deputati esprimono dubbi sull’opportunità di distinguere tra piccole e grandi imprese ai fini della valutazione della norma sugli aiuti di Stato. Di conseguenza, chiedono che la valutazione della Commissione sia basata sull’impatto degli aiuti di Stato sul mercato interessato, piuttosto che sulle dimensioni dell’impresa di servizio pubblico in questione.

Esenzioni per categoria

La relazione sostiene l’adozione di una regolamentazione generale sulle esenzioni per categoria da parte della Commissione, che abbia lo scopo di semplificare e consolidare le esenzioni esistenti (in particolare sulla formazione, le PMI e l’occupazione) e di integrare una gamma più ampia di esenzioni, segnatamente per il sostegno delle PMI e della R&S, purché le sovvenzioni incrociate a partire da piccole imprese verso grandi imprese siano debitamente monitorate e vietate. Questa regolamentazione, inoltre, dovrà consistere in disposizioni chiare, dettagliate e inequivocabili, «che assolutamente non compromettano l’obiettivo prioritario di una riduzione generalizzata degli aiuti di Stato».

D’altra parte, i deputati accolgono con favore la proposta di alzare la soglia de minimis e, in proposito, suggeriscono di raddoppiarla fino a giungere a 200.000 euro. La Commissione, in tale contesto, dovrà anche affrontare il problema del controllo del cumulo.

Background – Gli aiuti di Stato in Italia

L’importo degli aiuti concessi nell’UE nel 2003, espresso in percentuale del PIL, è sostanzialmente diverso da Stato a Stato (dallo 0,10% in Lettonia al 2,76% in Polonia e Repubblica Ceca). In Italia questo tasso è pari allo 0,54%, leggermente inferiore alla media comunitaria (UE a 15). Si noti che il tasso di aiuti italiano ha subito un netto decremento dal 1992, quando si attestava all’1,71%. Il livello più basso è stato raggiunto nel 2000 (0,48%), ma è poi risalito progressivamente negli anni seguenti. Tra i “grandi” paesi europei, il tasso italiano è superiore solamente a quello britannico che è pari allo 0,26%. Quello spagnolo si attesta allo stesso livello, mentre quello francese è dello 0,57% e quello tedesco dello 0,77%.

a cura di Antonio Barreca