Misurare la qualità. Teorie e tecniche per una misurazione del valore – Resoconto convegno

11.01.2006

Il moderatore della prima sessione, Pierluigi VALENZA (Fondazione Nova Spes; Filosofia, Università di Roma La Sapienza), ha innanzitutto ricordato come la questione del «valore», sulla quale fa perno il plesso di problemi richiamati dal titolo dell’iniziativa, rappresenti uno dei temi portanti della riflessione di Nova Spes; riflessione che in passato si è concretizzata nella stesura di una Carta dei valori della Fondazione e che ora si declina come tentativo di elaborazione di un’economia degli immateriali. Ha quindi dato la parola al Presidente della Banca CR Firenze Aureliano BENEDETTI, ospite della manifestazione, che ha salutato i partecipanti entrando subito nel merito delle questioni in esame e proponendo un interrogativo radicale: perché un gruppo bancario, composto da sei casse di risparmio e quotato in borsa, si interessa di argomenti come quelli cui è dedicato il convegno di Nova Spes? Ad un primo sguardo il tema sembrerebbe esulare completamente dalla competenza specifica di una banca. E tuttavia proprio sul problema degli «immateriali» si gioca la possibilità di un riposizionamento di portata storica: è un problema di civiltà. Generalmente si intende per «bene immateriale» tutto ciò che si lega all’avviamento di un’impresa: il marchio, la reputazione, la fama. Ma sarebbe riduttivo limitarsi a questo. Alcuni immateriali erano riconosciuti come generatori di valore già prima della rivoluzione industriale: il senso estetico, la manualità, la fantasia, la tradizione (nel senso della capacità di trasmissione di informazioni e di valori). Su questi valori si è fondata la civiltà occidentale e in questo processo l’Italia ha svolto un ruolo, per dir così, di direttrice d’orchestra: non soltanto nel Rinascimento. È dunque necessario fare il punto sulla situazione attuale e chiedersi: è ancora così? Che cosa significa oggi «tradizione» e «trasmissione»? Nel porre questi interrogativi, Benedetti ha sottolineato che gli argomenti del convegno sono fondamentali per le scelte che il paese farà nei prossimi anni. È sempre più urgente decidere se è l’economia a regolare la civiltà o se è la civiltà che deve darsi regole economiche. Se la delineazione di questo scenario complessivo rende di per sé evidente perché il problema del ruolo dell’immateriale nell’economia possa e debba essere oggetto di interesse da parte di un gruppo bancario, non deve esser trascurato, secondo Benedetti, un motivo che potrebbe esser definito «egoistico»: una banca è tanto più forte, quanto più agisce in un contesto e in un territorio che è forte.



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