Il giurista europeo di fronte ai compiti del nostro futuro costituzionale comune – Resoconto convegno

03.04.2003

Il giurista europeo di fronte ai compiti del nostro futuro costituzionale comune.

LUISS Guido Carli

Roma, 21 marzo 2003

di Daniela Bolognino


Presiede: Prof. Panunzio;
relazione Prof. Peter Häberle;
interventi: Cons. Barbagallo, Prof. Cerrone, Prof. Dell’Acqua, Prof. La Riccia, Prof. Luciani, Prof.  Pinelli, Dott. Pagotto, Prof. Panunzio, Prof. Ridola, Prof. Stammati.

Il 21 marzo 2003, si è svolto a Roma, presso la LUISS G. Carli, il Seminario, tenuto dal Prof. Peter Häberle, sul  tema “Il giurista europeo di fronte ai compiti del nostro futuro costituzionale comune”.

Relazione del Prof. Peter Häberle.

Il Prof. Häberle – nella sua relazione – mette in luce gli elementi di contatto presenti nei vari testi dei progetti di Costituzione europea recentemente elaborati.

Tali elementi di contatto possono essere individuati nel:
* preambolo, a volte corposo e poetico. Questo non è un caso, perché la Costituzione europea ha bisogno di una forza legittimante e tale elemento rende un testo costituzionale più vicino ai cittadini (si vedano molte Costituzioni nazionali, tra cui si ricorda la Costituzione della Polonia e quella del Sud Africa);
* l’ambizione di proporsi come “Costituzione piena”, con tutti i temi rilevanti delle Costituzioni europee. In ognuno di questi progetti sono presenti le influenze nazionali (si vedano i progetti presentati dalla Gran Bretagna e dalla Germania);
* la Carta dei diritti di Nizza. Tutti i successivi cataloghi di diritti europei vengono rapportati ad essa, e dunque, ne vengono considerati un seguito;
* la presenza dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, delle clausole sul pluralismo, dalla richiesta di vicinanza ai cittadini e dalla trasparenza.

Il fatto che su tutti questi elementi vi sia una visione comune vuol dire che siamo già in presenza di un diritto costituzionale comune. È dunque  auspicabile che, almeno per questi punti, si passi ad una rapida approvazione, lasciando spazio a ciò che ancora è molto dibattuto: la “clausola su Dio”, il principio di maggioranza, la doppia maggioranza negli organi, gli elementi  di democrazia.

La prima analisi va dedicata al testo elaborato da Giscard d’Estaing. Si tratta di un documento eccellente e va considerato una impresa pionieristica: sul piano strutturale comprende circa 400 articoli. Dal punto di vista teorico potremmo considerarlo come un’opera cornice, una sorta di scheletro che determina i limiti entro cui si dovrà operare. Il testo dà vita ad un progetto molto profondo, che opera con la tecnica della ricezione e mira a costruire una cornice; ciò non toglie che abbia creato anche qualcosa di nuovo es.: art. 19 (Congresso dell’Europa dei Popoli), art. 38 (finanziamento).
Di grande rilievo anche la previsione della lealtà nei confronti dell’Unione ed il termine di doppia cittadinanza statuale, elemento fortunato, che pone il cittadino in egual livello sia rispetto all’Unione che allo Stato.

Anche riconoscendo che si tratti di arte costituzionale europea – Il Prof. Häberle – non può non muovere delle critiche. Prima di tutto manca il preambolo, che rappresenta la clausola spirituale della Costituzione ed è una sorta di concentrato del testo successivo, (ma si può ancora sperare); inoltre il richiamo alla clausola di abbandono (art. 46) potrebbe portare all’uscita di alcuni Paesi (per es.: la Baviera potrebbe chiedere l’uscita dalla Germania o i Paesi Baschi dalla Spagna).


Analisi delle varie caratteristiche di alcuni Progetti.

Progetto spagnolo.

Un concetto importante, espresso nel preambolo, è il “concerto di voci dei Popoli”. Vi è, infatti, in questo testo, una apertura verso i Popoli, verso il dialogo civile e verso le Istituzioni. Anche il concetto di cittadinanza è molto forte e solido. Nel titolo II si parla di Europa come potenza democratica, evidenziando l’aspirazione del Popolo europeo di assumere la funzione di un potere democratico. Un ruolo importante viene anche dato alle Regioni ed ai Comuni, più che in altri progetti.

Progetto di Elena Paciotti e fondazione Basso.

In tale progetto si sottolinea l’importanza dell’affermazione: “Ogni potere dell’Unione emana da questi ultimi”, intendendo riferirsi ai cittadini.

Progetto di J. Leinen.

Nel  Preambolo di questo testo si legge che l’Unione europea pone gli uomini al centro della sua azione. Fra gli obiettivi che l’Unione si propone, si annovera la protezione ecologica dello spazio. All’art. 55  si sottolinea l’importanza delle fonti consensuali di carattere emozionale (Inno e  bandiera dell’Unione europea).
Elementi innovativi sono presenti all’art. 80, in cui si fa riferimento a una democrazia diretta  (referendum popolare); ed all’art. 94,  in cui si afferma che questa Costituzione entrerà in vigore non appena  sarà approvata con referendum popolare a maggioranza dei cittadini e degli Stati.


Progetti privati di giuristi: R. Scholz bzw. J. Schwarze/ J.F. Flauss.

Gli studiosi  R. Scholz bzw. J. Schwarze/ J.F. Flauss  hanno elaborato questo progetto, in cui sono presenti elementi di “eleganza” dovuti all’esperienza francese.
Una novità creativa è data dalla presenza della clausola di eredità culturale, dalla molteplicità delle lingue e dal ruolo delle Chiese e delle confessioni religiose (art.24).

Da quest’analisi, si può dire che dalla struttura della Costituzione siamo di fronte ad una Europa dei cittadini, dei Comuni, delle Regioni, degli Stati membri, in quest’ordine e non viceversa.  Occorre abbandonare il concetto degli Stati membri come signori dei trattati. L’Europa deve acquistare la sua identità dalle differenze culturali parziali ed in questo quadro, l’apertura verso i Paesi dell’Est rappresenta un ampliamento culturale. Si deve  fornire inoltre uno  spazio  all’islam europeo, in un quadro di tolleranza che è un obiettivo da non perdere di vista.
Si deve promuovere una cultura giuridica dell’unità, dando spazio ad  una concezione di Costituzione europea come spazio pluralistico dove le Costituzioni dei vari Paesi europei siano Costituzioni parziali rispetto ad essa. Tutto questo andrà affrontato  e realizzato con un approccio scientifico culturale, abbandonando il diritto comunitario come specifica disciplina giuridica.
Invece di dibattere sulla natura dell’Europa – il Prof. Häberle – propone di accogliere il concetto di “Comunità costituzionale”.

Gli interventi, che sono seguiti, hanno messo a fuoco che:

– in un momento in cui l’orizzonte europeo è così oscuro, le parole del Prof. Häberle sono uno stimolo per avere fiducia e per pensare positivamente al futuro, nella speranza di costituire un’Europa come  comunità composta da culture parziali (Prof. Panunzio). Tale approccio consente di osservare tutte le diverse spinte che provengono dalla società, sia pubblica che privata, facendo in modo che il processo di costituzione europeo dia vita ad un’area di grande comunicazione (Ridola);

– questa impostazione della Costituzione europea è frutto  di una apertura alla molteplicità. Nel corso della relazione si è affermato che il principio democratico è potenziale e tendenziale, ma rovesciando l’impostazione, potremmo dire che l’Europa sarà in potenza democratica. Ci si chiede, dunque, quali processi sono possibili per verificare l’effettività di questa tendenza democratica.
Una cittadinanza attiva potrà alimentarsi anche di componenti emozionali, ma non può prescindere dall’approfondimento dello spazio pubblico europeo, che trova fondamento nella sua dimensione culturale. Però oggi vi è una sofferenza della vita politica, vi è una crisi dei soggetti sociali (Cerrone);

– l’esame dei progetti di Costituzione europea dovrebbe mettere in luce anche le differenze, sia dal  punto di vista degli interessi politici che degli interessi culturali. Tali differenze pesano sul lavoro della Convenzione, la quale non può permettersi di presentare più progetti.  Con riferimento al progetto di Giscard d’Estaing, ci si chiede se sia opportuno un testo così lungo, che porta a fare della Costituzione un corpo di 400 articoli di cui 300 sono dei vecchi trattati (Pinelli);

– molti dei problemi aperti non potranno non tener conto di quello che è successo, ci si riferisce al conflitto con l’Iraq. Non si può ritenere che si parli di fondamentalismo solo con riferimento all’Islam (La Riccia).

In un’ottica meno ottimista si è posto chi ha ritenuto che:

–  il pluralismo pone il problema  dei processi di integrazione. Si può costruire la società europea come una società pluralista? Il pluralismo è una struttura sociale fondata su gruppi. Se analizziamo il pluralismo europeo è ancora in un a condizione embrionale. I partiti europei ed i sindacati europei sono ancora deboli. L’impressione è che in Europa non si riproduca la struttura per gruppi. Questo crea un problema di funzioni del sistema pluralista europeo (Luciani). Ancora, pur trovando positiva l’idea del referendum,  ci si chiede che tipo di referendum: europeo? nazionale? tutti nello stesso giorno? (Luciani);

– in tutti questi progetti costituzionali non c’è una sufficiente apertura verso “l’altro mondo”.  È presente un’attenzione alle diversità, ma si tratta sempre di minoranze. Manca inoltre un riferimento alla felicità ed al benessere dell’uomo: uno degli scopi del diritto è proprio far vivere meglio gli uomini (Barbagallo).

Conclusioni

Il Prof. Häberle conclude sottolineando che il metodo seguito nelle procedure di analisi risente di un riflesso personale: quello dell’ottimismo scientifico. Quando si ritiene che la realtà sia negativa, la si rende più negativa di quanto non sia. I giuspubblicisti devono essere un po’ utopisti e la pace perpetua è una cosa a cui non devono rinunciare.

Nella realtà attuale si può parlare di una società aperta dei costituenti. La Costituzione si compone di arte e cultura ed include anche una dimensione politica. Non si nega che l’attuale sfera pubblica sia ampia e plurale, ma non ci si può esimere da annotazioni critiche verso la dimensione pubblica italiana, in cui vi è un forte conflitto  di interessi in capo al Presidente del Consiglio.

È contrario alla separazione tra Costituzione e Trattati. È importante che la Carta di Nizza sia liberata dal suo stato di soft law  e sia integrata nella Carta europea in modo che sia pienamente riconducibile ai cittadini.

Un’ultima riflessione  è stata dedicata alla questione irachena, che rimette in discussione tutto ciò che i giuristi europei hanno fatto sino ad oggi. Molto probabilmente l’attacco all’Iraq rappresenta una violazione del diritto internazionale, ma è tragico che i pacifisti si siano dovuti schierare per difendere un dittatore. Questa guerra minaccia non solo il processo d’integrazione europea, ma anche i rapporti tra Germania e Stati Uniti. In questo momento drammatico per l’intera umanità, occorre però guardare con occhi ottimisti al futuro.

Daniela Bolognino