Con il Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n.198 vengono fissate nuove disposizioni in materia di installazione di infrastrutture di telecomunicazioni e di emissioni elettromagnetiche.
Un fiume di polemiche da parte dei Comuni, delle Regioni e delle Associazioni ambientaliste accompagnano l?approvazione del decreto legislativo n.198/2002 in materia di infrastrutture e di installazione di impianti di telecomunicazione. In concreto cosa cambia rispetto l?impostazione data dal legislatore con la Legge quadro n.36/2001. Innanzitutto con l?entrata in vigore di tale disciplina i Comuni e gli enti locali vengono depauperati di qualunque potestà regolamentare in materia di installazioni telefoniche, radio e televisive. La nuova disciplina, valida per impianti nuovi, già esistenti o in fase di progetto, cancella di fatto la possibilità prima riconosciuta alle Regioni di individuare i luoghi ove è possibile l?installazione delle antenne, stabilire gli standard urbanistici che devono essere rispettati, fissare le distanze ritenute idonee di questi impianti da abitazioni, uffici, scuole e ospedali. Il procedimento edilizio che doveva necessariamente precedere l?inizio dei lavori e concludersi con il rilascio di una concessione da parte del Comune, viene ora scavalcato e trasformato in semplice DIA (denuncia di inizio attività) seguita dal c.d. ?silenzio assenso?, anche qualora l?installazione dell?impianto di telecomunicazione si ponga ?in deroga agli strumenti urbanistici ed ad ogni altra disposizione di legge e regolamento?.
Fortemente limitato risulta, poi, anche il potere di controllo sul rispetto dei limiti di esposizione stabiliti dallo Stato.
Sempre in ottica di semplificazione dei relativi procedimenti autorizzativi viene, infine, eliminata la necessità di effettuare la valutazione di impatto ambientale. L?unico vincolo ancora esistente riguarda la tutela del patrimonio artistico e culturale a discapito della protezione del paesaggio.
Sotto il profilo strettamente giuridico di fatto i principi ed i criteri fissati dalla legge n.36/2001 sono stravolti e rielaborati in maniera del tutto differente, sovrapponendosi in maniera inconciliabile a quelli preesistenti.
Regioni, Province e Comuni stanno già preparandosi all?offensiva. In particolare, le Regioni di Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Puglia stanno preparando il ricorso da presentare alla Corte Costituzione entro il 13 novembre, e non si esclude che nel frattempo altre Regioni si associno alle porta bandiera.